Fino a quando potranno salvarmi gli oggetti di cui mi circondo, siano essi libri o dischi oppure il tablet su cui in questo momento sto scrivendo?
Fuori c'è la vita nelle sue forme strampalate ed io son qui, forse agli occhi degli altri murato nella non-vita. Esagerazioni? Eppure credo che sia così. Il potere nefasto e salvifico degli oggetti. Gli altri come l'inferno di Sartre. Certe volte ho paura perché il mio cuore non riesce a battere. Certe volte mi chiedo se mi sia rimasto un cuore. Un giorno forse mi pentirò di tutto questo o forse capirò senza rimpianti che non c'era poi molto da fare. Troppo elevata era la velocità di fuga dal mio mondo. Saltavo ogni tanto verso un cielo incomprensibile, poi soddisfatto ricadevo giu'.
lunedì 5 dicembre 2011
martedì 15 novembre 2011
Non come Martin Eden
Caduto in mare come in un sogno. Aveva ragione Conrad. La nave non c'e', la zattera neppure.
Gericault chissà come mi dipingerebbe. E pensando a lui mi viene in mente mentre galleggio che non sono mai stato al Louvre. Ancora il rumore dei gabbiani sopra la mia testa. I miei amici sono tutti morti e i miei parenti pure. Marinaio, fattene una ragione e continua a nuotare.
Anche se non vedi la terra anche se il Sole solo qualche volta ti e' amico. La mia giubba e' tutta bagnata e le alghe ci sono cresciute sopra. Una giubba di alghe e piccoli pesci intorno alle mie gambe. Vorrebbero che andassi giu' dolcemente, sempre più a fondo e con liberazione, manco fossi Martin Eden. Ci ho pure pensato e mi sono guardato dentro uno specchio, but between grief and nothing , I will take grief. Così non sono Martin Eden ma forse qualche altro personaggio e allora mi tocca continuare a nuotare. Sperare che esista l'isola che non c'e', sperare di avvistarla prima o poi e dimenticarsi dei morti. Marinaio fattene una ragione e continua a nuotare. Pero' che disdetta non essere mai stato al Louvre. Che tristezza sapere che ho sprecato tanti dei miei baci e che quando mi chiamavano per nome io ero sempre da un'altra parte. Adesso nuoto nella vastità dell'oceano ma non sono così giovane come avevo sperato.
Aveva ragione Conrad. Aveva ragione Faulkner. Forza Gericault, dal Paradiso dei Pittori alza il pennello e dipingimi.
Giuro che se sbarco sull'Isola che non c'e' come prima cosa faccio l'amore con Wendy sotto gli occhi di Capitan Uncino.
Gericault chissà come mi dipingerebbe. E pensando a lui mi viene in mente mentre galleggio che non sono mai stato al Louvre. Ancora il rumore dei gabbiani sopra la mia testa. I miei amici sono tutti morti e i miei parenti pure. Marinaio, fattene una ragione e continua a nuotare.
Anche se non vedi la terra anche se il Sole solo qualche volta ti e' amico. La mia giubba e' tutta bagnata e le alghe ci sono cresciute sopra. Una giubba di alghe e piccoli pesci intorno alle mie gambe. Vorrebbero che andassi giu' dolcemente, sempre più a fondo e con liberazione, manco fossi Martin Eden. Ci ho pure pensato e mi sono guardato dentro uno specchio, but between grief and nothing , I will take grief. Così non sono Martin Eden ma forse qualche altro personaggio e allora mi tocca continuare a nuotare. Sperare che esista l'isola che non c'e', sperare di avvistarla prima o poi e dimenticarsi dei morti. Marinaio fattene una ragione e continua a nuotare. Pero' che disdetta non essere mai stato al Louvre. Che tristezza sapere che ho sprecato tanti dei miei baci e che quando mi chiamavano per nome io ero sempre da un'altra parte. Adesso nuoto nella vastità dell'oceano ma non sono così giovane come avevo sperato.
Aveva ragione Conrad. Aveva ragione Faulkner. Forza Gericault, dal Paradiso dei Pittori alza il pennello e dipingimi.
Giuro che se sbarco sull'Isola che non c'e' come prima cosa faccio l'amore con Wendy sotto gli occhi di Capitan Uncino.
giovedì 20 ottobre 2011
Venti ottobre
Tanta acqua su Roma ed io inzuppato a San Giovanni con i piedi nel fango e nessun modo di arrivare al lavoro.
Suoni di sirene con l'effetto Doppler e i santi giganteschi guardano i poveracci bagnati dall'alto della cattedrale. Una ragazza con alti stivali guada sotto la Scala Santa.
I tombini sono saltati forse perché intasati dalla troppe foglie. Roma bagnata.
Roma sconnessa e ridicola. Qualcuno ha calcolato che son caduti settemila fulmini.
Poi, molto tempo dopo, a casa c'e' un te' caldo.
E le immagini di Gheddafi ucciso. Pupazzo senza vita preso a calci dai vincitori.
Tempo fa ho scritto che gli auguravo di finire così.
Era una bestia feroce e sanguinaria.
Ora dopo quelle immagini di scempio mi pento di quello che ho scritto, di quello che ho pensato.
Ho visto una povera bestia feroce e sanguinaria presa a calci da altre povere bestie feroci e sanguinarie.
Suoni di sirene con l'effetto Doppler e i santi giganteschi guardano i poveracci bagnati dall'alto della cattedrale. Una ragazza con alti stivali guada sotto la Scala Santa.
I tombini sono saltati forse perché intasati dalla troppe foglie. Roma bagnata.
Roma sconnessa e ridicola. Qualcuno ha calcolato che son caduti settemila fulmini.
Poi, molto tempo dopo, a casa c'e' un te' caldo.
E le immagini di Gheddafi ucciso. Pupazzo senza vita preso a calci dai vincitori.
Tempo fa ho scritto che gli auguravo di finire così.
Era una bestia feroce e sanguinaria.
Ora dopo quelle immagini di scempio mi pento di quello che ho scritto, di quello che ho pensato.
Ho visto una povera bestia feroce e sanguinaria presa a calci da altre povere bestie feroci e sanguinarie.
domenica 9 ottobre 2011
In mare come le altre volte
Certe volte la solitudine e' come stare in mare aperto e non vedere la costa. Piacevole e terribile allo stesso tempo. Ieri mentre navigavo al largo ho trovato quelle mie vecchie foto: bambino e poi ragazzo, lontano abitatore di un'altra era geologica.
Guardavo quelle foto mentre il mio piccolo vascello scivolava via sopra le onde portandomi non so dove: il vento gonfiava le vele e faceva un po' freddo pero' tutto era così piacevole e silenzioso e non mi sarebbe certo piaciuto tornare a casa.
Perché poi quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
Comunque la giornata era bella ed il sole un placido e benefico occhio nel cielo, non sempre brilla così tranquillo, certe volte sembra li' sospeso solo per farti paura ed allora tu puoi pensare solo alle lacrime e al sangue.
Ma ieri invece era placido e tranquillo nonostante riscaldasse così poco. Intanto guardavo attraverso le foto le mie altre vite. Vite passate, appartenute ad un'altra era geologica. Chi l'avrebbe detto che quel bambino sul triciclo avrebbe poi visto nel Tempo tutte quelle altre cose e sofferto e riso così tanto?
I gabbiani intanto volavano alti sopra la mia testa, il mare suonava un motivo dimesso.
Non vedevo la costa in nessuna direzione e mi inquietava la falce del Tempo: sarei dovuto tornare a casa, sarebbe stato molto più prudente.
Pero' quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
Guardavo quelle foto mentre il mio piccolo vascello scivolava via sopra le onde portandomi non so dove: il vento gonfiava le vele e faceva un po' freddo pero' tutto era così piacevole e silenzioso e non mi sarebbe certo piaciuto tornare a casa.
Perché poi quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
Comunque la giornata era bella ed il sole un placido e benefico occhio nel cielo, non sempre brilla così tranquillo, certe volte sembra li' sospeso solo per farti paura ed allora tu puoi pensare solo alle lacrime e al sangue.
Ma ieri invece era placido e tranquillo nonostante riscaldasse così poco. Intanto guardavo attraverso le foto le mie altre vite. Vite passate, appartenute ad un'altra era geologica. Chi l'avrebbe detto che quel bambino sul triciclo avrebbe poi visto nel Tempo tutte quelle altre cose e sofferto e riso così tanto?
I gabbiani intanto volavano alti sopra la mia testa, il mare suonava un motivo dimesso.
Non vedevo la costa in nessuna direzione e mi inquietava la falce del Tempo: sarei dovuto tornare a casa, sarebbe stato molto più prudente.
Pero' quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
martedì 4 ottobre 2011
Cattivi epici #5 : Rutger Hauer
Rutger Hauer: uno dei migliori psicopatici mai visti al cinema. Un cattivo epico che più epico non si può. Quasi quasi mi rivedo The Hitcher così mi spavento con nostalgia.
sabato 1 ottobre 2011
Giustizia
Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla Giustizia.
Friedrich Dürrenmatt
Friedrich Dürrenmatt
venerdì 9 settembre 2011
La strada polverosa
Oggi una mia collega d'ufficio ha detto che crede nella reincarnazione. Ha cercato di spiegarci un po' questa sua fede ma spiegando si e ' notevolmente ingarbugliata.
Allora anche gli altri hanno cominciato a dire la loro per quanto riguarda la religione, Dio e cose del genere e quindi si sono tutti infognati dopo un po' in una paurosa palude di opinioni sparate così a caso.
Ho detto qualcosa pure io, qualcosa di incolore come al solito, credo. Poi ho taciuto.
Gli altri intanto erano arrivati ai vangeli apocrifi.
Non so se ci reincarneremo tutti come sostiene la mia collega o se vedremo Cristo in paradiso come ha detto l'altro mio collega oppure se non lo vedremo affatto come sostiene qualcun altro.
Oggi ci pensavo e qualche altra volta ci penso, ma il pensiero della fine non e' poi così importante per me: la fine prima o poi arriva e tutte le nostre credenze o congetture saranno solo parole, le vane parole che un giorno scorderemo o ricorderemo male e tutte al contrario...
Pero' pero' continuiamo come sempre a preoccuparci dell'abisso che si spalanca (quanto lontano, quanto profondo?) e non riusciamo neanche a renderci più tollerabile la strada polverosa che ci sta portando li'.
Allora anche gli altri hanno cominciato a dire la loro per quanto riguarda la religione, Dio e cose del genere e quindi si sono tutti infognati dopo un po' in una paurosa palude di opinioni sparate così a caso.
Ho detto qualcosa pure io, qualcosa di incolore come al solito, credo. Poi ho taciuto.
Gli altri intanto erano arrivati ai vangeli apocrifi.
Non so se ci reincarneremo tutti come sostiene la mia collega o se vedremo Cristo in paradiso come ha detto l'altro mio collega oppure se non lo vedremo affatto come sostiene qualcun altro.
Oggi ci pensavo e qualche altra volta ci penso, ma il pensiero della fine non e' poi così importante per me: la fine prima o poi arriva e tutte le nostre credenze o congetture saranno solo parole, le vane parole che un giorno scorderemo o ricorderemo male e tutte al contrario...
Pero' pero' continuiamo come sempre a preoccuparci dell'abisso che si spalanca (quanto lontano, quanto profondo?) e non riusciamo neanche a renderci più tollerabile la strada polverosa che ci sta portando li'.
sabato 3 settembre 2011
Enigma contiano
''Da lei saliva afrore di coloniali che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta che tenevano la porta aperta davanti alla primavera...''
Paolo Conte canta questi bellissimi versi in Boogie. Arrivato alla parola ''quelle'' fa una pausa. E' allora che si realizza la magia dell'ambiguità. Paolo Conte, poeta enigmista.
E' solamente una mia illusione o quella magia la vedete anche voi?
Paolo Conte canta questi bellissimi versi in Boogie. Arrivato alla parola ''quelle'' fa una pausa. E' allora che si realizza la magia dell'ambiguità. Paolo Conte, poeta enigmista.
E' solamente una mia illusione o quella magia la vedete anche voi?
venerdì 2 settembre 2011
L'impiegato triste
Tutto il viaggio con l'impiegato triste che ti racconta ogni volta la propria storia.
Ecco arrivano i vagoni della metro e tu sei sulla banchina solo coi tuoi pensieri che volano qua e la' come le cornacchie che poco fa hai visto in superficie.
Allora ti raggiunge quell'impiegato triste in maniche di camicia e cravatta nera come lutto per l'anziana madre oppure per la propria vita, piccolo buffo omino che storce la bocca e tu allora guardi il suo viso devastato mentre ti racconta di un capoufficio prepotente e di una moglie che non lo capisce, guardi i suoi occhi che hanno assorbito solo la tristezza delle strade secondarie e le sue scarpe che hanno attraversato solo mucchi di foglie secche in altri autunni.
Tutto il viaggio seduto accanto all'impiegato triste che nessun capufficio mai gratificherà e nessuna moglie bacerà con passione, omino buffo con la cravatta nera che ondeggia sinistra sopra la camicia bianca che sembra un solitario deserto di neve.
Vorresti strozzarlo oppure aiutarlo mentre i vagoni della metro corrono veloci nel ventre caldo della città, pieni di piccoli poveri e bastardi impiegati tristi.
Ecco arrivano i vagoni della metro e tu sei sulla banchina solo coi tuoi pensieri che volano qua e la' come le cornacchie che poco fa hai visto in superficie.
Allora ti raggiunge quell'impiegato triste in maniche di camicia e cravatta nera come lutto per l'anziana madre oppure per la propria vita, piccolo buffo omino che storce la bocca e tu allora guardi il suo viso devastato mentre ti racconta di un capoufficio prepotente e di una moglie che non lo capisce, guardi i suoi occhi che hanno assorbito solo la tristezza delle strade secondarie e le sue scarpe che hanno attraversato solo mucchi di foglie secche in altri autunni.
Tutto il viaggio seduto accanto all'impiegato triste che nessun capufficio mai gratificherà e nessuna moglie bacerà con passione, omino buffo con la cravatta nera che ondeggia sinistra sopra la camicia bianca che sembra un solitario deserto di neve.
Vorresti strozzarlo oppure aiutarlo mentre i vagoni della metro corrono veloci nel ventre caldo della città, pieni di piccoli poveri e bastardi impiegati tristi.
mercoledì 31 agosto 2011
Cattivi epici #4: Richard Boone
Ricordo Richard Boone come capo dei banditi nel Grande Jake con John Wayne e avversario di Paul Newman in Hombre. Due eccezionali prove d'attore.
Un malvagio DOC, un odioso e perciò magnifico, epico villain.
Un malvagio DOC, un odioso e perciò magnifico, epico villain.
lunedì 29 agosto 2011
Don't think twice, it's all right
Le mie occasioni di socializzazione si tramutano in fallimenti. Come quello di stasera.
Tutto mi crea tensione, le parole si attorcigliano in bocca, posso solo vomitare ogni tanto qualche sillaba spezzata.
Così quando ho lasciato la compagnia, sono stato di nuovo libero. Per la strada camminavo rimuginando al mio fallimento. Ho pensato di essere un uomo ridicolo.
Probabilmente lo sono.
Non riesco ad accettare il fatto di vivere.
Eppure non può essere diversamente. Non posso che vivere.
Eppure che dolore non potere comunicare.
Pero' per strada mi sentivo davvero libero. But Don't think twice, it's all right, va bene, va bene così.
Nel profondo cielo Giove era quasi commovente. Più in basso riluceva Capella. Si' lo so da alcuni mesi sono ossessionato dagli astri.
Non posso farci niente. Come non posso mettere bene in fila le parole.
Così ad un certo punto ho fermato un taxi per tornare a casa e per poter parlare alle due di notte con un tassista annoiato.
Soundtrack
Tutto mi crea tensione, le parole si attorcigliano in bocca, posso solo vomitare ogni tanto qualche sillaba spezzata.
Così quando ho lasciato la compagnia, sono stato di nuovo libero. Per la strada camminavo rimuginando al mio fallimento. Ho pensato di essere un uomo ridicolo.
Probabilmente lo sono.
Non riesco ad accettare il fatto di vivere.
Eppure non può essere diversamente. Non posso che vivere.
Eppure che dolore non potere comunicare.
Pero' per strada mi sentivo davvero libero. But Don't think twice, it's all right, va bene, va bene così.
Nel profondo cielo Giove era quasi commovente. Più in basso riluceva Capella. Si' lo so da alcuni mesi sono ossessionato dagli astri.
Non posso farci niente. Come non posso mettere bene in fila le parole.
Così ad un certo punto ho fermato un taxi per tornare a casa e per poter parlare alle due di notte con un tassista annoiato.
Soundtrack
sabato 27 agosto 2011
Cattivi epici #3 : Vincent Price
Io Vincent Price lo associo nel ricordo a Peter Lorre perché da bambino ho visto qualcuno di quei film di Roger Corman tratti dai racconti di Poe ed in quel contesto quei due erano terribilmente spaventosi e a modo loro magnifici nella loro sostanziale diversità fisica.
Vincent Price e' stato un attore grandissimo ma qui, nella rubrica dedicata ai cattivi, fatemi dire che tra i cattivi epici, quelli a cui basta uno sguardo per farci tremare, lui e ' stato il cattivo più elegante, più glacialmente elegante e, per il suo innato humour, divertente.
giovedì 25 agosto 2011
I cani latravano (un racconto di Arcimboldi)
Fermo nell'immobile campagna romana in un pomeriggio estivo. Probabilmente fermo ad aspettare un autobus che non arriva. Riconosco quegli alti pini, i cespugli lungo la strada, in lontananza latrano i cani. Fa caldo ma non e' poi così fastidioso.
Arriva una lunga macchina nera e mi si avvicina: alla guida c'è un signore con una barba vistosa ed un paio di occhiali spessi che poggiano su un lungo naso. Mi chiede con gentilezza dove sono diretto.
Guardo i suoi occhi che sembrano punte di spillo e la sua faccia untuosa che pare di gomma, intorno a noi cantano i grilli nella campagna.
Salgo in macchina e lui guida veloce, curve ed ancora curve, lo splendore crudele della campagna.
La sua voce gioviale degenera ben presto in un falsetto incomprensibile, la barba gli si agita leggera, il suo lungo naso oscilla, comincio ad avere paura.
Guardo dal finestrino aperto la campagna assolata, gli alti pini, i cani continuano a latrare ma non si vedono.
Sul ciglio della strada c'è la ragazza, come se fosse spuntata li' all'improvviso.
Allora lui accosta e spegne il motore. Guarda verso la ragazza e ride. Ho paura, tanta paura e così scendo dalla macchina e mi avvicino alla ragazza e poi andiamo via.
Mano nella mano come in certe vecchie favole, lontano dall'orco che ci guarda attraverso gli occhiali da miope, la campagna intorno a noi e' in festa, i grilli cantano, pero' che brividi danno quei lontani latrati dei cani.
Così adesso in mezzo al prato bruciato dall'estate possiamo guardarci negli occhi. Lei e'
bella ed io ho paura pero' poi cadiamo abbracciati lo stesso in mezzo all'erba ingiallita.
La sua bocca sa di frutta fresca, il suo corpo e' il cibo più delizioso, pure i cani smettono di latrare.
Poi, dopo l'amore, restiamo abbracciati senza dire una sola parola.
Ma qualcuno crudele ha spento le luci del Paradiso perché ora sento il cuore di lei battere all'impazzata ed allora mi volto e lo vedo a qualche metro da noi, con quella sua strana barba che la brezza agita, il suo lungo naso oscillante, i suoi buffi occhiali da miope.
Lontano i cani latrano mentre l'angelo della Morte ci mostra il suo lungo coltello di macellaio e poi ridacchiando ci butta addosso il suo naso posticcio, la sua barba finta, i suoi ridicoli occhiali a fondo di bottiglia.
Guardo il mio volto per scorgere un barlume di pietà ma vedo solo due terribili occhi scuri al di sopra di un noto sorriso e del coltello, mentre la campagna si riempie di ombre.
Poi finalmente mi sveglio.
Arriva una lunga macchina nera e mi si avvicina: alla guida c'è un signore con una barba vistosa ed un paio di occhiali spessi che poggiano su un lungo naso. Mi chiede con gentilezza dove sono diretto.
Guardo i suoi occhi che sembrano punte di spillo e la sua faccia untuosa che pare di gomma, intorno a noi cantano i grilli nella campagna.
Salgo in macchina e lui guida veloce, curve ed ancora curve, lo splendore crudele della campagna.
La sua voce gioviale degenera ben presto in un falsetto incomprensibile, la barba gli si agita leggera, il suo lungo naso oscilla, comincio ad avere paura.
Guardo dal finestrino aperto la campagna assolata, gli alti pini, i cani continuano a latrare ma non si vedono.
Sul ciglio della strada c'è la ragazza, come se fosse spuntata li' all'improvviso.
Allora lui accosta e spegne il motore. Guarda verso la ragazza e ride. Ho paura, tanta paura e così scendo dalla macchina e mi avvicino alla ragazza e poi andiamo via.
Mano nella mano come in certe vecchie favole, lontano dall'orco che ci guarda attraverso gli occhiali da miope, la campagna intorno a noi e' in festa, i grilli cantano, pero' che brividi danno quei lontani latrati dei cani.
Così adesso in mezzo al prato bruciato dall'estate possiamo guardarci negli occhi. Lei e'
bella ed io ho paura pero' poi cadiamo abbracciati lo stesso in mezzo all'erba ingiallita.
La sua bocca sa di frutta fresca, il suo corpo e' il cibo più delizioso, pure i cani smettono di latrare.
Poi, dopo l'amore, restiamo abbracciati senza dire una sola parola.
Ma qualcuno crudele ha spento le luci del Paradiso perché ora sento il cuore di lei battere all'impazzata ed allora mi volto e lo vedo a qualche metro da noi, con quella sua strana barba che la brezza agita, il suo lungo naso oscillante, i suoi buffi occhiali da miope.
Lontano i cani latrano mentre l'angelo della Morte ci mostra il suo lungo coltello di macellaio e poi ridacchiando ci butta addosso il suo naso posticcio, la sua barba finta, i suoi ridicoli occhiali a fondo di bottiglia.
Guardo il mio volto per scorgere un barlume di pietà ma vedo solo due terribili occhi scuri al di sopra di un noto sorriso e del coltello, mentre la campagna si riempie di ombre.
Poi finalmente mi sveglio.
venerdì 19 agosto 2011
The Twilight Zone
Non so se conoscete quella vecchia serie di telefilm americani chiamata "The Twilight Zone" che in Italia hanno tradotto liberamente e male come "Ai confini della realtà".
Io la sto riscoprendo grazie a youtube in queste sere afose: fantascienza, horror e bizzarrie varie, spesso col classico colpo di scena finale.
Non tutto materiale eccelso, naturalmente, pero' molte piccole gemme narrative, perché in quella serie quello che non mancava era proprio il gusto (o la perversione) di raccontare
storie.
Come questa che vi segnalo, tratta da un racconto di Ray Bradbury che mi ha fatto sempre uno strano effetto, incluso in un libro che in questi giorni di ozio ho cercato invano di ritrovare a casa dei miei: Molto dopo Mezzanotte.
Io la sto riscoprendo grazie a youtube in queste sere afose: fantascienza, horror e bizzarrie varie, spesso col classico colpo di scena finale.
Non tutto materiale eccelso, naturalmente, pero' molte piccole gemme narrative, perché in quella serie quello che non mancava era proprio il gusto (o la perversione) di raccontare
storie.
Come questa che vi segnalo, tratta da un racconto di Ray Bradbury che mi ha fatto sempre uno strano effetto, incluso in un libro che in questi giorni di ozio ho cercato invano di ritrovare a casa dei miei: Molto dopo Mezzanotte.
mercoledì 17 agosto 2011
Cattivi epici #2: Jack Palance
Di Jack Palance e' poi inutile parlare. Basta guardarlo in faccia per farsi venire i brividi.
La faccia di Jack Palance e' un incubo.
La faccia di Jack Palance e' un incubo.
martedì 16 agosto 2011
La vampa d'Agosto
Febbricitante ed in balia di questa spietata termodinamica d'Agosto. Vari libri sul comodino insieme alle medicine mentre la barba si allunga.
Il sudore intride il guanciale, stringo tra le mani l'ipad, poi lo metto sopra i libri e chiudo gli occhi.
L'appetitosa commessa bruna interviene procace nel mio delirio e la temperatura sale.
Il sudore intride il guanciale, stringo tra le mani l'ipad, poi lo metto sopra i libri e chiudo gli occhi.
L'appetitosa commessa bruna interviene procace nel mio delirio e la temperatura sale.
mercoledì 10 agosto 2011
Cattivi epici #1: Lee Van Cleef
Inizio questa nuova rubrica saltuaria su alcuni straordinari villains cinematografici partendo da quello che per me e' il cattivo epico per antonomasia: Lee Van Cleef alias Sentenza ne Il Buono, il Brutto, il Cattivo di Sergio Leone.
Rivedetevi il film e riguardatevi fotogramma per fotogramma la faccia grifagna di Lee Van Cleef: un cattivo assoluto e consapevole di esserlo e che nel Male sguazza e se la gode pure un mondo fino alla fine, la sua naturalmente.
Rivedetevi il film e riguardatevi fotogramma per fotogramma la faccia grifagna di Lee Van Cleef: un cattivo assoluto e consapevole di esserlo e che nel Male sguazza e se la gode pure un mondo fino alla fine, la sua naturalmente.
lunedì 8 agosto 2011
Orologi d'Agosto
Delizioso venticello che entra dal balcone, luci spente, tenue bagliore dello zampirone sul pavimento, voci e rumori lontani.
Vorrei che il tempo rallentasse, dio, come vorrei che il tempo rallentasse.
Un personaggio di un romanzo di Faulkner era ossessionato dagli orologi. L'implacabile incedere delle lancette. And I was in time again, hearing the watch. Possiamo anche dimenticarci di quel battito ma basta poi un solo tic-tac e ritroviamo l'evanescente corteo del tempo che non abbiamo udito. Il tempo ritrovato.
Oppure il tempo perduto e la sua ricerca.
Oggi a Villa Borghese, passeggiando sotto gli alberi, ho visto un orologio ad acqua. Mi e' sembrato che non funzionasse. Oppure ero io che volevo si fermasse.
Essere fuori dal tempo, come quando alzo la testa e dallo zenith mi guarda inconsapevole e fulgida la stella Vega con la sua luce vecchia di quando ero bambino.
Delizioso venticello che invita a restare svegli e a guardare la tenda che si muove leggera nell'oscurità come se questo movimento ondoso potesse restituirmi volti e cose, i detriti del tempo. Il tempo perduto e la sua ricerca. Il tempo ritrovato. L'evanescente corteo del tempo che non abbiamo udito.
P. S. A questo punto, una bella partita a Fruit Ninja ci sta tutta.
Vorrei che il tempo rallentasse, dio, come vorrei che il tempo rallentasse.
Un personaggio di un romanzo di Faulkner era ossessionato dagli orologi. L'implacabile incedere delle lancette. And I was in time again, hearing the watch. Possiamo anche dimenticarci di quel battito ma basta poi un solo tic-tac e ritroviamo l'evanescente corteo del tempo che non abbiamo udito. Il tempo ritrovato.
Oppure il tempo perduto e la sua ricerca.
Oggi a Villa Borghese, passeggiando sotto gli alberi, ho visto un orologio ad acqua. Mi e' sembrato che non funzionasse. Oppure ero io che volevo si fermasse.
Essere fuori dal tempo, come quando alzo la testa e dallo zenith mi guarda inconsapevole e fulgida la stella Vega con la sua luce vecchia di quando ero bambino.
Delizioso venticello che invita a restare svegli e a guardare la tenda che si muove leggera nell'oscurità come se questo movimento ondoso potesse restituirmi volti e cose, i detriti del tempo. Il tempo perduto e la sua ricerca. Il tempo ritrovato. L'evanescente corteo del tempo che non abbiamo udito.
P. S. A questo punto, una bella partita a Fruit Ninja ci sta tutta.
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giovedì 28 luglio 2011
Luke Kelly
Ascolto di notte le canzoni di Luke Kelly.
Luke canta con la sua voce formidabile ed io mi lascio trasportare al di la' delle fitte tenebre. Mi capita spesso di svegliarmi nel cuore della notte, colpa del caldo oppure del freddo o magari di un brutto sogno. Allora con gli occhi aperti nel buio ed immaginando un alto volo di uccelli perduti come me nella notte, io ascolto Luke Kelly.
Lui canta spesso dell'Irlanda e l'Irlanda e' lontana e cosa c'entra poi l'Irlanda con la mia poca voglia di dormire?
Non lo so, non so rispondere. Una domanda inutile, dopo tutto.
So solo che la voce di Luke Kelly, del bravo e sfortunato Luke, mi trasporta al di la' delle fitte tenebre.
Mi sembra un tentativo di volo quello che faccio, come gli uccelli sperduti nella notte che mi vengono in mente ogni volta che Luke canta.
Volano alti in un cielo oscuro di tempesta, non sanno loro stessi dove sono diretti, poi ogni tanto un lampo più luminoso degli altri gli mostra una terra lontana.
Luke Kelly-Come Little son
Luke canta con la sua voce formidabile ed io mi lascio trasportare al di la' delle fitte tenebre. Mi capita spesso di svegliarmi nel cuore della notte, colpa del caldo oppure del freddo o magari di un brutto sogno. Allora con gli occhi aperti nel buio ed immaginando un alto volo di uccelli perduti come me nella notte, io ascolto Luke Kelly.
Lui canta spesso dell'Irlanda e l'Irlanda e' lontana e cosa c'entra poi l'Irlanda con la mia poca voglia di dormire?
Non lo so, non so rispondere. Una domanda inutile, dopo tutto.
So solo che la voce di Luke Kelly, del bravo e sfortunato Luke, mi trasporta al di la' delle fitte tenebre.
Mi sembra un tentativo di volo quello che faccio, come gli uccelli sperduti nella notte che mi vengono in mente ogni volta che Luke canta.
Volano alti in un cielo oscuro di tempesta, non sanno loro stessi dove sono diretti, poi ogni tanto un lampo più luminoso degli altri gli mostra una terra lontana.
Luke Kelly-Come Little son
mercoledì 20 luglio 2011
Libertà e dignità
La gente crede che la libertà sia la cosa più importante. Si riempie la bocca con questa parola. Invece la libertà non conta nulla. Conta infatti qualcosa di puramente immaginario?
Forse solamente nel piano di Gauss.
Pero' il mondo non e' il piano di Gauss. Eppure molti farebbero per la libertà, per questo fantasma ingannatore, qualsiasi cosa. Stupidi. Poveri stupidi. La cosa veramente importante a questo mondo, quello che dovete cercare e sperare di raggiungere, e' la dignità.
Forse solamente nel piano di Gauss.
Pero' il mondo non e' il piano di Gauss. Eppure molti farebbero per la libertà, per questo fantasma ingannatore, qualsiasi cosa. Stupidi. Poveri stupidi. La cosa veramente importante a questo mondo, quello che dovete cercare e sperare di raggiungere, e' la dignità.
sabato 9 luglio 2011
Johnny in black
Non era importante quello che Johnny cantava.
Era importante invece come lo cantava. Era significativa al di la' delle parole, la sua voce.
La potenza indescrivibile ed evocativa della sua voce. La sua faccia percorsa da rughe che diventavano canyons. Johnny gigantesco e baritonale. Johnny che uccideva in duello Kirk Douglas, come lo vidi la prima volta in quel vecchio western.
Cosi' mentre scrivo ti sento cantare e Johnny tutto quello che riesco a dirti e' che sei grande e che anche io vorrei essere da qualche parte e non qui e questa strana sensazione che provo e' bellissima, anche quando tu canti di un amore perduto o di un uomo ucciso o del fatto che non puoi piu' tornare a casa.
Perché e' proprio questo il punto: che certe volte non si può più tornare a casa e tocca attraversare stanchi uno sterminato campo di cotone e ti sembra di provenire da nessun posto e di essere diretto verso nessun posto.
Anche se cerchi di rigare dritto e di seguire la maledetta linea, anche se cerchi di farlo.
Era importante invece come lo cantava. Era significativa al di la' delle parole, la sua voce.
La potenza indescrivibile ed evocativa della sua voce. La sua faccia percorsa da rughe che diventavano canyons. Johnny gigantesco e baritonale. Johnny che uccideva in duello Kirk Douglas, come lo vidi la prima volta in quel vecchio western.
Cosi' mentre scrivo ti sento cantare e Johnny tutto quello che riesco a dirti e' che sei grande e che anche io vorrei essere da qualche parte e non qui e questa strana sensazione che provo e' bellissima, anche quando tu canti di un amore perduto o di un uomo ucciso o del fatto che non puoi piu' tornare a casa.
Perché e' proprio questo il punto: che certe volte non si può più tornare a casa e tocca attraversare stanchi uno sterminato campo di cotone e ti sembra di provenire da nessun posto e di essere diretto verso nessun posto.
Anche se cerchi di rigare dritto e di seguire la maledetta linea, anche se cerchi di farlo.
mercoledì 6 luglio 2011
Planetarium
Il planetario di Roma si trova all'EuR in piazza Giovanni Agnelli. Ieri sera ero li' con un amico ed il suo nipote adolescente, un ragazzo silenzioso e imbranato che mi dava sui nervi solo a guardarlo.
Sembrava di gomma. Un pupazzo di gomma con ombreggiatura di baffi e mani con calli, naturalmente.
Ma comunque ieri sera, verso le otto, ero li', in quella minacciosa ed appartata piazza dell'Eur con colonnati bianchi ed incombenti tutt'intorno ed alte volte e portoni sprangati e gradinate vuote: una specie di delirio metafisico d'inizio estate.
L'aria era umida e appiccicosa, non c'era nessuno in quella piazza tranne noi tre.
Non so se avete presente l'Eur, la vastità delle sue costruzioni pretenziose, il biancore cimiteriale dei suoi palazzi che sul far della sera sembrano mausolei desolati, sacrari minacciosi e freddi.
E poi quell'architettura tanto fascista, l'ipertrofia volumetrica che vorrebbe riprodurre l'antichità di potenza e di gloria romana e al tempo stesso naturalmente se ne distacca.
L'Eur e' a Roma ma ne sembra distante anni luce.
Aspettavamo seduti sulle gradinate, parlando sotto le alte colonne e guardando il portone sprangato del planetario, aspettando che il custode venisse ad aprirci.
Sembrava di essere sospesi, miracolosamente galleggianti come foglie immobili sul lento mainstream del Tempo.
Avevo, chissà perché, un timore arcano.
Poi il portone si e' aperto e siamo entrati silenziosi per lo spettacolo di routine.
Sembrava di gomma. Un pupazzo di gomma con ombreggiatura di baffi e mani con calli, naturalmente.
Ma comunque ieri sera, verso le otto, ero li', in quella minacciosa ed appartata piazza dell'Eur con colonnati bianchi ed incombenti tutt'intorno ed alte volte e portoni sprangati e gradinate vuote: una specie di delirio metafisico d'inizio estate.
L'aria era umida e appiccicosa, non c'era nessuno in quella piazza tranne noi tre.
Non so se avete presente l'Eur, la vastità delle sue costruzioni pretenziose, il biancore cimiteriale dei suoi palazzi che sul far della sera sembrano mausolei desolati, sacrari minacciosi e freddi.
E poi quell'architettura tanto fascista, l'ipertrofia volumetrica che vorrebbe riprodurre l'antichità di potenza e di gloria romana e al tempo stesso naturalmente se ne distacca.
L'Eur e' a Roma ma ne sembra distante anni luce.
Aspettavamo seduti sulle gradinate, parlando sotto le alte colonne e guardando il portone sprangato del planetario, aspettando che il custode venisse ad aprirci.
Sembrava di essere sospesi, miracolosamente galleggianti come foglie immobili sul lento mainstream del Tempo.
Avevo, chissà perché, un timore arcano.
Poi il portone si e' aperto e siamo entrati silenziosi per lo spettacolo di routine.
sabato 2 luglio 2011
gli ambasciatori
Uno dei motivi per cui sono andato a Londra la settimana scorsa e' vedere questo quadro alla National Gallery.
Ho faticato a trovarlo nonostante fosse così facile ma ero frastornato da tutti gli altri quadri: irretito da Caravaggio e perso in Van Gogh, ipnotizzato da Van Dyck e incantato da Velazquez.
Comunque, alla fine, missione compiuta.
Ho faticato a trovarlo nonostante fosse così facile ma ero frastornato da tutti gli altri quadri: irretito da Caravaggio e perso in Van Gogh, ipnotizzato da Van Dyck e incantato da Velazquez.
Comunque, alla fine, missione compiuta.
giovedì 30 giugno 2011
Fumo di Londra
Lo scorso weekend l'ho trascorso a Londra.
Già la memoria comincia l'opera di trasfigurazione di cose, persone, luoghi, eventi.
Già la realtà cede alla logica nebulosa del sogno. Fumo di Londra.
Già la memoria comincia l'opera di trasfigurazione di cose, persone, luoghi, eventi.
Già la realtà cede alla logica nebulosa del sogno. Fumo di Londra.
lunedì 13 giugno 2011
Cara Antares
Stasera mi sento irresponsabilmente felice. Sara' questo quorum registrato per i referendum che qualcuno considerava improbabile ma che a me sembrava probabilissimo perché si respirava nell'aria al di la' di ogni circostanziata analisi di politologi.
Stasera comunque sono irresponsabilmente felice ed il futuro non mi sembra come al solito un abisso in cui precipitare senza speranza.
Sara' forse questa brezza serale che entra nella stanza facendo ondeggiare la tenda, questo venticello già estivo che invita ad uscire sul balcone e a guardare il cielo: cara Antares che brilli verso Sud, pure la tua luce di seicento anni fa stasera mi appare piu' fulgida.
Stasera comunque sono irresponsabilmente felice ed il futuro non mi sembra come al solito un abisso in cui precipitare senza speranza.
Sara' forse questa brezza serale che entra nella stanza facendo ondeggiare la tenda, questo venticello già estivo che invita ad uscire sul balcone e a guardare il cielo: cara Antares che brilli verso Sud, pure la tua luce di seicento anni fa stasera mi appare piu' fulgida.
venerdì 10 giugno 2011
I sistemi di Vlad
In questi giorni sto leggendo un libro che parla di Vlad III di Valacchia, detto l'Impalatore.
In pratica il Dracula storico. Sono giorni che cerco di parlare del contenuto del libro coi miei colleghi di ufficio, ma essi, di fronte a certi dettagli che balbettando cerco di fornire, si ritraggono inorriditi.
Eppure e' una interessante storia balcanica, intricata e truculenta.
Ieri sera in televisione c'era il piccolo ministro Brunetta che parlava dei prossimi referendum ed io pensavo intensamente ai sistemi di Vlad.
In pratica il Dracula storico. Sono giorni che cerco di parlare del contenuto del libro coi miei colleghi di ufficio, ma essi, di fronte a certi dettagli che balbettando cerco di fornire, si ritraggono inorriditi.
Eppure e' una interessante storia balcanica, intricata e truculenta.
Ieri sera in televisione c'era il piccolo ministro Brunetta che parlava dei prossimi referendum ed io pensavo intensamente ai sistemi di Vlad.
martedì 7 giugno 2011
Tambien yo estoy en la region perdido...
Mi piacciono i film di Sam Peckinpah. The Wild Bunch poi mi piace particolarmente. William Holden ed Ernest Borgnine sono perfetti.
Scendendo ancora di più nel dettaglio mi piace molto quella scena in cui gli eroi (ma saranno poi tali?) partono per il loro viaggio sanguinoso verso il Nulla e tutto ciò e' scandito da una vecchia e struggente canzone messicana: la Golondrina.
La canzone poi ritorna nei titoli di coda che qui ripropongo.
Tutto molto triste ma tutto molto bello.
Scendendo ancora di più nel dettaglio mi piace molto quella scena in cui gli eroi (ma saranno poi tali?) partono per il loro viaggio sanguinoso verso il Nulla e tutto ciò e' scandito da una vecchia e struggente canzone messicana: la Golondrina.
La canzone poi ritorna nei titoli di coda che qui ripropongo.
Tutto molto triste ma tutto molto bello.
domenica 5 giugno 2011
L'animale barcolla
L'animale barcolla. Ferito ma non morto. Non so quante fucilate ancora ci vorranno.
Prendete il vostro winchester e bucategli la pellaccia con quattro si', il 12 e 13 Giugno.
Certo sono quesiti che hanno valore di per se', quindi non ci sarebbe neanche bisogno dell'idea dell'animale da bucherellare per invogliarvi ad andare a votare.
Pero', pero'... che goduria contribuire a rendere più dolorosa l'agonia della bestia!
Mi raccomando, quindi: fuoco incrociato.
Prendete il vostro winchester e bucategli la pellaccia con quattro si', il 12 e 13 Giugno.
Certo sono quesiti che hanno valore di per se', quindi non ci sarebbe neanche bisogno dell'idea dell'animale da bucherellare per invogliarvi ad andare a votare.
Pero', pero'... che goduria contribuire a rendere più dolorosa l'agonia della bestia!
Mi raccomando, quindi: fuoco incrociato.
giovedì 2 giugno 2011
Il giaguaro e' smacchiato
Primo giorno del Ponte. Poco traffico per strada, viaggiato bene per quasi tre ore verso Sud e presa nessuna multa.
Le elezioni amministrative son state fatali per Berlusca e quindi va bene così. Può gioire il PD? Si, no, boh.
Il giaguaro e' smacchiato pero'.
Dopo Istanbul ho una discreta esperienza di moschee: se la faranno a Milano la vorrei bella come quella Blu di Sultanhamet.
Bisognerà vedere se tra i meneghini prevarrà la Mezzaluna oppure la Falce&Martello, Allah o il materialismo dialettico.
Intanto ci penso, come pensavo oggi in autostrada a Masaniello De Magistris: su, pensateci anche voi.
Le elezioni amministrative son state fatali per Berlusca e quindi va bene così. Può gioire il PD? Si, no, boh.
Il giaguaro e' smacchiato pero'.
Dopo Istanbul ho una discreta esperienza di moschee: se la faranno a Milano la vorrei bella come quella Blu di Sultanhamet.
Bisognerà vedere se tra i meneghini prevarrà la Mezzaluna oppure la Falce&Martello, Allah o il materialismo dialettico.
Intanto ci penso, come pensavo oggi in autostrada a Masaniello De Magistris: su, pensateci anche voi.
mercoledì 25 maggio 2011
Per B.D.
E va bene, caro BD, ieri era il tuo compleanno. Io pero' ti faccio gli auguri oggi. Non credere che mi sia dimenticato pero'. Il fatto e' che i tempi cambiano e quindi non ti dovrebbe stupire che dopo tanti anni neanche io sia più lo stesso.
Certo mi perdonerai se non sono venuto mai a un tuo spettacolo, ma non mi andava di restare deluso e forse puoi indovinare facilmente il perché.
Tu cammini sempre per la tua strada e non ti curi di niente e di nessuno: questo e' certamente la cosa migliore per te ma sicuramente non per chi ti viene a sentire.
Ma non voglio polemizzare carissimo BD, voglio solo farti gli auguri. Poi tu andrai per la tua strada e ciascuno di noi per la propria, sotto una dura pioggia o dentro il vento.
Ma dopo tanti anni, carissimo BD, ti devo confessare che le tue parole e la tua musica ormai sono parte di me.
Che fortuna averle sentite, che fortuna non poterle scordare.
Certo mi perdonerai se non sono venuto mai a un tuo spettacolo, ma non mi andava di restare deluso e forse puoi indovinare facilmente il perché.
Tu cammini sempre per la tua strada e non ti curi di niente e di nessuno: questo e' certamente la cosa migliore per te ma sicuramente non per chi ti viene a sentire.
Ma non voglio polemizzare carissimo BD, voglio solo farti gli auguri. Poi tu andrai per la tua strada e ciascuno di noi per la propria, sotto una dura pioggia o dentro il vento.
Ma dopo tanti anni, carissimo BD, ti devo confessare che le tue parole e la tua musica ormai sono parte di me.
Che fortuna averle sentite, che fortuna non poterle scordare.
mercoledì 18 maggio 2011
Istanbul, dopo
Impossibile un resoconto dettagliato delle mie ultime giornate trascorse a Istanbul o Costantinopoli se preferite o addirittura Bisanzio, se volete.
Potrei scrivere un libro o aprire un blog dedicato all'argomento, penso proprio che sarebbe possibile dato che me ne son successe di cose e che ne ho vedute di cose.
In mancanza per ora di questo resoconto per volontà e forse incapacità dello scrivente, lascio in questo post alcuni frammenti:
1) i vicoli stretti di Sultanhamet ingombri di uomini e di cose di fronte a noi, di fronte a me appena sbarcato sul Corno d'Oro e frastornato da una prima visione d'Oriente fatta di moschee al tramonto e canti di muezzin e pescatori che sul molo friggono pesce e donne che vanno e vengono col capo coperto sul largo molo tra venditori di cozze.
2) la mezzaluna vera che sovrasta nella sera incombente la mezzaluna finta della Moschea Blu come una specie di buffa e fascinosa visione, prima di levarsi le scarpe ed incantarsi a contemplare la geometria interna della moschea fatta di piastrelle e vetrate incendiate dal Sole.
3) le contrattazioni al Gran Bazar e il quasi litigio col lustrascarpe turco davanti ai colori accecanti della moschea di Solimano.
4) la Grand Rue de Pera e la baraonda notturna del quartiere di Beyoglu.
5)la visione del ponte sul Bosforo, di notte e quando si e' perso l'ultimo tram.
6) cercare di utilizzare la biglietteria automatica del tram con istruzioni rigorosamente in turco.
7) Santa Sofia vasta e meravigliosa.
8) l'antico sotterraneo bizantino fatto di colonne nell'acqua in cui nuotano carpe.
9) il caos allegro e odoroso del Bazar delle Spezie.
Potrei scrivere un libro o aprire un blog dedicato all'argomento, penso proprio che sarebbe possibile dato che me ne son successe di cose e che ne ho vedute di cose.
In mancanza per ora di questo resoconto per volontà e forse incapacità dello scrivente, lascio in questo post alcuni frammenti:
1) i vicoli stretti di Sultanhamet ingombri di uomini e di cose di fronte a noi, di fronte a me appena sbarcato sul Corno d'Oro e frastornato da una prima visione d'Oriente fatta di moschee al tramonto e canti di muezzin e pescatori che sul molo friggono pesce e donne che vanno e vengono col capo coperto sul largo molo tra venditori di cozze.
2) la mezzaluna vera che sovrasta nella sera incombente la mezzaluna finta della Moschea Blu come una specie di buffa e fascinosa visione, prima di levarsi le scarpe ed incantarsi a contemplare la geometria interna della moschea fatta di piastrelle e vetrate incendiate dal Sole.
3) le contrattazioni al Gran Bazar e il quasi litigio col lustrascarpe turco davanti ai colori accecanti della moschea di Solimano.
4) la Grand Rue de Pera e la baraonda notturna del quartiere di Beyoglu.
5)la visione del ponte sul Bosforo, di notte e quando si e' perso l'ultimo tram.
6) cercare di utilizzare la biglietteria automatica del tram con istruzioni rigorosamente in turco.
7) Santa Sofia vasta e meravigliosa.
8) l'antico sotterraneo bizantino fatto di colonne nell'acqua in cui nuotano carpe.
9) il caos allegro e odoroso del Bazar delle Spezie.
mercoledì 11 maggio 2011
Istanbul, prima
Pensieri sparsi mentre preparo la mia valigia per Istanbul.
Mi aspettano la Moschea Blu e il Gran Bazar e un albergo che forse e' un simpatico tugurio sul Corno d'Oro.
Oggi ho letto la storia dell'assedio del Sultano alle mura di Costantinopoli e guardato fotografie del Bosforo e delle cupole della moschea di Solimano.
Dopodomani camminerò per le strade di quella città, chissà se la realtà potrà tenere testa al sogno.
Mi aspettano la Moschea Blu e il Gran Bazar e un albergo che forse e' un simpatico tugurio sul Corno d'Oro.
Oggi ho letto la storia dell'assedio del Sultano alle mura di Costantinopoli e guardato fotografie del Bosforo e delle cupole della moschea di Solimano.
Dopodomani camminerò per le strade di quella città, chissà se la realtà potrà tenere testa al sogno.
domenica 8 maggio 2011
Situation room
Situation room
e variazioni sul tema a cura dei buontemponi della rete.
Trovate (e' facile) la citazione di Kubrick.
e variazioni sul tema a cura dei buontemponi della rete.
Trovate (e' facile) la citazione di Kubrick.
mercoledì 4 maggio 2011
Due incontri
Bene, sono entrato nell'aula magna per seguire il seminario aquilano sul Telerilevamento e la mia ex-collega d'ufficio ha fatto finta di non vedermi e poi quando mi sono avvicinato mi ha salutato a stento, dandomi non la mano ma piuttosto qualche suo dito come se si trattasse di roba preziosa in pericolo di essere contaminata dal tocco di un appestato.
Sei una brutta stronza quarantenne con la pelle smorta e vistosi problemi di ricrescita, do you know?
Questo per quello che si vede di te, ma son sicuro che nascondi pure altre magagne sia sotto i vestiti che dentro la testa e il cuore.
Bene, la professoressa di Elaborazione Numerica, modello cougar per capirci, mi e' venuta incontro sorridente dicendo che si ricordava di me studente di Ingegneria a Tor Vergata ma io gentilmente le ho risposto che mi sono laureato a Salerno e lei mi ha detto allora che mi aveva visto a Salerno dieci anni prima perché era venuta a fare un seminario all' Università ed io ero tra il pubblico.
Una matta oppure una cougar. Una cougar matta. Ma io non sono un toy boy, perché non sono ne' toy ne' (ahimè) boy.
Ok, andiamo pure avanti.
Sei una brutta stronza quarantenne con la pelle smorta e vistosi problemi di ricrescita, do you know?
Questo per quello che si vede di te, ma son sicuro che nascondi pure altre magagne sia sotto i vestiti che dentro la testa e il cuore.
Bene, la professoressa di Elaborazione Numerica, modello cougar per capirci, mi e' venuta incontro sorridente dicendo che si ricordava di me studente di Ingegneria a Tor Vergata ma io gentilmente le ho risposto che mi sono laureato a Salerno e lei mi ha detto allora che mi aveva visto a Salerno dieci anni prima perché era venuta a fare un seminario all' Università ed io ero tra il pubblico.
Una matta oppure una cougar. Una cougar matta. Ma io non sono un toy boy, perché non sono ne' toy ne' (ahimè) boy.
Ok, andiamo pure avanti.
lunedì 2 maggio 2011
Servillo al Primo Maggio
Nato a Napoli, vissuto fino a dieci anni in un vicolo napoletano tra San Biagio dei Librai e Via dei Tribunali, Napoli sara' sempre con me, almeno come stringa alfanumerica inequivocabile dentro il mio codice fiscale.
Lontano da anni dalla mia citta' natale, ogni tanto ci ripenso con nostalgia.
Fatta questa premessa, devo dire che in genere le canzoni napoletane, che grondano molto spesso una inconfondibile retorica vesuviana, mi infastidiscono.
Ieri sera pero' Servillo, al concertone del Primo Maggio, intonando " io te voglio bene assaje ma tu nun pienz a mme" mi ha regalato inaspettatamente l'unica emozione di quella serata.
Quando si canta non basta farlo bene, bisogna anche convincere e lui con quella voce e quella faccia lo ha fatto.
Altro che la Donna Cannone, vero Ernesto Assante?
Lontano da anni dalla mia citta' natale, ogni tanto ci ripenso con nostalgia.
Fatta questa premessa, devo dire che in genere le canzoni napoletane, che grondano molto spesso una inconfondibile retorica vesuviana, mi infastidiscono.
Ieri sera pero' Servillo, al concertone del Primo Maggio, intonando " io te voglio bene assaje ma tu nun pienz a mme" mi ha regalato inaspettatamente l'unica emozione di quella serata.
Quando si canta non basta farlo bene, bisogna anche convincere e lui con quella voce e quella faccia lo ha fatto.
Altro che la Donna Cannone, vero Ernesto Assante?
martedì 26 aprile 2011
Sogno e complotto
Ho sognato che gli sparavo. Naturalmente ero una piccola ma importantissima pedina nella grande e tenebrosa scacchiera del Complotto.
Gli sparavo dall'ultimo piano di un palazzo mentre lui, il Presidente voglio dire, passava ridente tra fischi e applausi per la strada sottostante.
Io sparavo la mia magic bullet da dietro le spalle del Presidente e qualcun altro gli sparava davanti, dalla collinetta erbosa.
Soffice maledetta collinetta erbosa.
Un clown travestito da Joe Pesci ridacchiava col suo fucile fumante.
Poi in un cinema arrestavano solo me.
Così il signor Ruby guidando una sgangherata Renault 4 rossa investiva me e i due poliziotti che mi portavano in prigione.
Una morte dolorosa e veloce in quella stretta traversa di Via delle Botteghe Oscure.
Sic transit gloria mundi.
Gli sparavo dall'ultimo piano di un palazzo mentre lui, il Presidente voglio dire, passava ridente tra fischi e applausi per la strada sottostante.
Io sparavo la mia magic bullet da dietro le spalle del Presidente e qualcun altro gli sparava davanti, dalla collinetta erbosa.
Soffice maledetta collinetta erbosa.
Un clown travestito da Joe Pesci ridacchiava col suo fucile fumante.
Poi in un cinema arrestavano solo me.
Così il signor Ruby guidando una sgangherata Renault 4 rossa investiva me e i due poliziotti che mi portavano in prigione.
Una morte dolorosa e veloce in quella stretta traversa di Via delle Botteghe Oscure.
Sic transit gloria mundi.
venerdì 22 aprile 2011
2666
Prima o poi ne scriverò una recensione. Mi tremano le vene e i polsi a pensarci, pero'.
Letti tre dei cinque romanzi di cui e' composto. Mai visto niente del genere, ci sono tante pagine folgoranti e altre meno convincenti, pero' , ripeto, mai visto niente del genere.
Una lettura che diventa una specie di navigazione senza carte nautiche ed io vi consiglio di navigare, miei prodi.
Letti tre dei cinque romanzi di cui e' composto. Mai visto niente del genere, ci sono tante pagine folgoranti e altre meno convincenti, pero' , ripeto, mai visto niente del genere.
Una lettura che diventa una specie di navigazione senza carte nautiche ed io vi consiglio di navigare, miei prodi.
sabato 16 aprile 2011
Il mio sabato
Ho dormito, pulito casa, fatto la spesa, scorrazzato tra il Pantheon e Piazza Venezia, sfogliato l'ultimo libro di Hawking in libreria, ho giocato con l'ipad e mangiato uno strano risotto agli asparagi.
Poi si e' persino rifatto vivo dopo tanti mesi il mio amico Arcimboldi.
Poi si e' persino rifatto vivo dopo tanti mesi il mio amico Arcimboldi.
mercoledì 13 aprile 2011
Eclissi
La primavera si e' nascosta. Ci aveva illuso per qualche giorno, qualche gradasso tra noi si era addirittura sbilanciato e parlava di estate.
Oggi faceva freddo e dalla mia finestra guardavo le nuvole carogne che nel cielo cangiante si rincorrevano. Il vento agitava fiori bianchi nei prati ed il glicine era bello a vedersi.
In ufficio le mie compagne di stanza hanno parlato a lungo dei reali d'Inghilterra e del matrimonio tra William e Kate.
Pare che sia una cosa importante per qualcuno.
Le mie compagne di stanza dicono e pensano tante cose, io di solito rispondo a monosillabi.
Oggi nei tempi morti del lavoro cercavo fotografie di pianeti e fingevo come al solito di ascoltare.
Le mie colleghe di lavoro sono femmine noiose che non hanno neppure l'attenuante della bellezza.
Oggi faceva freddo e dalla mia finestra guardavo le nuvole carogne che nel cielo cangiante si rincorrevano. Il vento agitava fiori bianchi nei prati ed il glicine era bello a vedersi.
In ufficio le mie compagne di stanza hanno parlato a lungo dei reali d'Inghilterra e del matrimonio tra William e Kate.
Pare che sia una cosa importante per qualcuno.
Le mie compagne di stanza dicono e pensano tante cose, io di solito rispondo a monosillabi.
Oggi nei tempi morti del lavoro cercavo fotografie di pianeti e fingevo come al solito di ascoltare.
Le mie colleghe di lavoro sono femmine noiose che non hanno neppure l'attenuante della bellezza.
giovedì 7 aprile 2011
Spring
Roma e la primavera. Camminare per le strade di Roma nella luce calda del pomeriggio e guardare tutto quello che si riesce a catturare con lo sguardo. Non mi piaccio riflesso nelle vetrine e negli specchi che scopro camminando. Non mi piaccio ed allora guardo altrove. Persone e cose. La speranza e l'amarezza sempre mescolate. Passano i tram a piazza dei Cinquecento. Un guardarsi improvviso negli occhi con una sconosciuta in Via Nazionale. La mia giacca di velluto a coste, il caffè di Castroni, la mia ombra su muri paglierini.
La primavera regna e facciamola pure regnare.
La primavera regna e facciamola pure regnare.
giovedì 31 marzo 2011
Aldebaran
Maledizione, care donne, ma come fate a sposare certi maschi impresentabili, a fidanzarvi con certi maschi impresentabili, anche solo a copulare ( cosa e' una copula d'altronde nell'economia dell'inconcepibile universo?)con taluni maschi impresentabili?
Vi vedo in autobus, vi ammiro in metro, seguo il vostro sinuoso ondeggiare per le strade della città per poi scoprirvi avvinghiate a bietoloni e smidollati, a caricature di gangster, a mentecatti.
Il pallino del gioco della Vita e' nelle vostre mani, tra le vostre dita dalle unghie laccate ma il gioco, sapete, e' truccato.
Siete forze più o meno consapevoli della Natura, intimamente legate a questa fottuta Madre Terra mentre invece noi ci sentiamo, quando va bene, gettati nel mondo.
Ma va bene anche così, continuate pure a congiurare con la Natura, tenetevi avvinghiate a questa fottuta Madre Terra, perché ogni tanto anche noi esuli guardiamo il cielo stellato e cosa sono queste risibili miserie, cosa sono le vostre dolci congiure ed i vostri inganni su questo miserabile pianeta, di fronte ad Aldebaran che brilla placida lassù sopra le nostre teste, di fronte alle profondità abissali dell'inconcepibile universo?
Vi vedo in autobus, vi ammiro in metro, seguo il vostro sinuoso ondeggiare per le strade della città per poi scoprirvi avvinghiate a bietoloni e smidollati, a caricature di gangster, a mentecatti.
Il pallino del gioco della Vita e' nelle vostre mani, tra le vostre dita dalle unghie laccate ma il gioco, sapete, e' truccato.
Siete forze più o meno consapevoli della Natura, intimamente legate a questa fottuta Madre Terra mentre invece noi ci sentiamo, quando va bene, gettati nel mondo.
Ma va bene anche così, continuate pure a congiurare con la Natura, tenetevi avvinghiate a questa fottuta Madre Terra, perché ogni tanto anche noi esuli guardiamo il cielo stellato e cosa sono queste risibili miserie, cosa sono le vostre dolci congiure ed i vostri inganni su questo miserabile pianeta, di fronte ad Aldebaran che brilla placida lassù sopra le nostre teste, di fronte alle profondità abissali dell'inconcepibile universo?
martedì 29 marzo 2011
La mia prossima dimora
Unica certezza in questa serata di stelle nitide e canti a squarciagola (con molte stonature purtroppo) dei vicini di fronte: la mia prossima dimora avrà meno palazzi davanti per potere ammirare piu' a lungo lo splendore freddo di Rigel e si troverà in un quartiere meno popolato da studenti teste di cazzo che dovrebbero cantare meglio l'abusato De Andre'.
sabato 26 marzo 2011
Le stelle con l'ipad
Questa mania di osservare le stelle di notte dal terrazzo sfruttando l'applicazione GoSkyWatch Planetarium dell'ipad, sta diventando preoccupante.
La notte bisogna dormire, altro che sprofondare in metafisiche meditazioni riguardo al Triangolo Invernale di Sirio, Procione e Betelgeuse.
E sei poi guardando Arturo, l'ipad ti cade dal terrazzo, poi son cazzi.
La notte bisogna dormire, altro che sprofondare in metafisiche meditazioni riguardo al Triangolo Invernale di Sirio, Procione e Betelgeuse.
E sei poi guardando Arturo, l'ipad ti cade dal terrazzo, poi son cazzi.
martedì 22 marzo 2011
L'attesa
Le maledette otto ore. La vita come inquadramento perpetuo e coatto. Uno schifo che si ripete giorno dopo giorno. Portare l'indispensabile pagnotta a casa.
Tutto per la miserabile e indispensabile pagnotta. Ascoltare le scemenze dei colleghi e quelle del tuo capo. Fare un lavoro, tutto sommato, del cazzo.
Pero' la pagnotta, tutto si fa per la pagnotta.
E allora, quando si torna a fine giornata così stanchi a casa, per fortuna che ci sono i libri e i dischi che riempiono il tempo residuo, in attesa impaziente che qualche donna dai contorni per ora nebulosi venga a negarti pure quelli.
Tutto per la miserabile e indispensabile pagnotta. Ascoltare le scemenze dei colleghi e quelle del tuo capo. Fare un lavoro, tutto sommato, del cazzo.
Pero' la pagnotta, tutto si fa per la pagnotta.
E allora, quando si torna a fine giornata così stanchi a casa, per fortuna che ci sono i libri e i dischi che riempiono il tempo residuo, in attesa impaziente che qualche donna dai contorni per ora nebulosi venga a negarti pure quelli.
domenica 20 marzo 2011
Don't look back
E così eccomi arrivato con stupore agli anta.
Tutto quello che ho lasciato indietro più che perduto mi sembra confuso.
Confuse le storie, confuse le facce, confusi i ricordi delle cose che ho fatto, delle cose che ho detto.
E di quelle che non ho fatto e che non ho detto.
E allora a che scopo guardare indietro?
Il passato non esiste.
Tutto quello che ho lasciato indietro più che perduto mi sembra confuso.
Confuse le storie, confuse le facce, confusi i ricordi delle cose che ho fatto, delle cose che ho detto.
E di quelle che non ho fatto e che non ho detto.
E allora a che scopo guardare indietro?
Il passato non esiste.
sabato 19 marzo 2011
Spinoza e il Giappone
Questo e' un blog microscopico, se paragonato a Spinoza.
Spinoza e' molto divertente e molto brillante, nonostante si dichiari serissimo.
Un blog di successo.
Di parte del materiale pubblicato ne hanno pure fatto un libro.
Negli ultimi tempi Spinoza lo leggo spesso.
Poi poco fa ho trovato questo.
Dagli abissi del mio insuccesso posso affermare allora che i brillantissimi curatori di Spinoza sono degli emeriti e vomitevoli cazzoni?
Posso dire senza passare per limitato moralista(e di questi tempi poi!)che lo spumeggiante spirito satirico di Spinoza ha partorito nel caso in oggetto alcune abominevoli minchiate?
Esisteva la superstizione del politicamente corretto e del buonismo, forse adesso siamo arrivati alla superstizione opposta del cinismo acefalo.
Forse e' solo demenza galoppante alla velocità della luce.
Cari Spinoziani, cari mentecatti di successo, simpatici cazzoni, ho sognato che Goldrake infilava un'alabarda di plutonio nel vostro satirico culo.
Spinoza e' molto divertente e molto brillante, nonostante si dichiari serissimo.
Un blog di successo.
Di parte del materiale pubblicato ne hanno pure fatto un libro.
Negli ultimi tempi Spinoza lo leggo spesso.
Poi poco fa ho trovato questo.
Dagli abissi del mio insuccesso posso affermare allora che i brillantissimi curatori di Spinoza sono degli emeriti e vomitevoli cazzoni?
Posso dire senza passare per limitato moralista(e di questi tempi poi!)che lo spumeggiante spirito satirico di Spinoza ha partorito nel caso in oggetto alcune abominevoli minchiate?
Esisteva la superstizione del politicamente corretto e del buonismo, forse adesso siamo arrivati alla superstizione opposta del cinismo acefalo.
Forse e' solo demenza galoppante alla velocità della luce.
Cari Spinoziani, cari mentecatti di successo, simpatici cazzoni, ho sognato che Goldrake infilava un'alabarda di plutonio nel vostro satirico culo.
giovedì 17 marzo 2011
Patriae Unitati
Ieri notte il Vittoriano era illuminato di rosso e di verde ed il marmo botticino risplendeva bianco nella pioggia intermittente.
Dentro i Musei Capitolini c'erano gli antichi busti, Marco Aurelio sul proprio cavallo di bronzo corroso, un Caravaggio, Alemanno curioso nano,una ragazza bionda e molto bella dalle lunghe gambe che vagava di qua e di la' per le sale.
Da una terrazza guardavo la città in festa, i fori.
Ho pensato che era bello essere la', ho pensato a quella ragazza bionda che pareva ubriaca.
Poi quando ho creduto di vedere gente che camminava sopra l'arco di Settimio Severo, ho pensato che forse era meglio tornare a casa.
Dentro i Musei Capitolini c'erano gli antichi busti, Marco Aurelio sul proprio cavallo di bronzo corroso, un Caravaggio, Alemanno curioso nano,una ragazza bionda e molto bella dalle lunghe gambe che vagava di qua e di la' per le sale.
Da una terrazza guardavo la città in festa, i fori.
Ho pensato che era bello essere la', ho pensato a quella ragazza bionda che pareva ubriaca.
Poi quando ho creduto di vedere gente che camminava sopra l'arco di Settimio Severo, ho pensato che forse era meglio tornare a casa.
sabato 12 marzo 2011
L'ombelico italico
Il sisma disastroso in Giappone diventa pretesto in qualche trasmissione televisiva per parlare del terremoto dell'Aquila e di fare grotteschi ancorché inutili confronti.
I danni causati dal sisma alla centrale di Fukushima diventano pretesto per riaprire il solito litigioso dibattito nostrano sulla sicurezza del nucleare.
Il vizietto o viziaccio italico di far coincidere il centro del mondo col proprio ombelico.
I danni causati dal sisma alla centrale di Fukushima diventano pretesto per riaprire il solito litigioso dibattito nostrano sulla sicurezza del nucleare.
Il vizietto o viziaccio italico di far coincidere il centro del mondo col proprio ombelico.
mercoledì 9 marzo 2011
Sirio B
Uscii da quella maledetta stanza e chiusi alle mie spalle la porta. Sentivo ancora le loro voci, il rumore fastidioso delle loro sciocchezze.
La' sul pianerottolo guardavo le altre porte chiuse davanti a me e poi le scale, le maledette scale che sprofondavano nell'oscurità.
Mi avvicinai con circospetta lentezza e guardai, guardai nelle tenebre sotto di me.
Guardai poi le mie dita contratte aggrappate al corrimano.
"Vuoi morire?" disse la voce dentro di me.
Sentii la mia povera vita ribellarsi.
La' in quella maledetta stanza continuavano a dire sciocchezze e a fare rumore anche senza di me.
"vuoi morire?" chiese ancora la voce.
Non sembrava un invito ma piuttosto un timore.
Scelsi allora un'altra porta ed un'altra stanza: la' dentro non c'era nessuno ed io respiravo bene anche se qualche volta la luce calante faceva diventare tutto più triste ed io cercavo di non badarci più di tanto.
Da allora ho sempre abitato li' e ogni tanto qualcuno viene a trovarmi ma dopo non può che andare via.
"voglio vivere" continuo a ripetermi mentre guardo il cielo notturno e penso a Sirio B.
La' sul pianerottolo guardavo le altre porte chiuse davanti a me e poi le scale, le maledette scale che sprofondavano nell'oscurità.
Mi avvicinai con circospetta lentezza e guardai, guardai nelle tenebre sotto di me.
Guardai poi le mie dita contratte aggrappate al corrimano.
"Vuoi morire?" disse la voce dentro di me.
Sentii la mia povera vita ribellarsi.
La' in quella maledetta stanza continuavano a dire sciocchezze e a fare rumore anche senza di me.
"vuoi morire?" chiese ancora la voce.
Non sembrava un invito ma piuttosto un timore.
Scelsi allora un'altra porta ed un'altra stanza: la' dentro non c'era nessuno ed io respiravo bene anche se qualche volta la luce calante faceva diventare tutto più triste ed io cercavo di non badarci più di tanto.
Da allora ho sempre abitato li' e ogni tanto qualcuno viene a trovarmi ma dopo non può che andare via.
"voglio vivere" continuo a ripetermi mentre guardo il cielo notturno e penso a Sirio B.
venerdì 4 marzo 2011
The green light
"Gatsby believed in the green light, the orgiastic future that year by year recedes before us. It eluded us then, but that's no matter - tomorrow we will run faster, stretch out our arms farther … And one fine morning -
So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past."
Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby
So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past."
Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby
giovedì 3 marzo 2011
What is mathematics?
Mio padre compro' una copia di questo libro quarant'anni fa. Io l'ho pure scarabocchiato da bambino, poi l'ho letto con interesse e con passione quando sono stato adulto.
E' un libro bellissimo. L'ho ricomprato in una nuova edizione qualche giorno fa. Nessuno storca il naso di fronte ad un libro divulgativo di matematica. No, non lo faccia, perché in questo caso avrebbe torto marcio.
Gli autori Courant e Robbins hanno scritto un'introduzione elementare ai concetti e ai metodi di questa disciplina e credetemi, pur trattando di materie toste come algebra geometria ed analisi, questo elegante volume della gloriosa Bollati Boringhieri e' un vero gioiello.
Di elenchi e mostruosità relative
E così anche Saviano ha ceduto alla tentazione degli elenchi. In questo caso un elenco delle dieci cose per cui vale (varrebbe)la pena di vivere.
L'elenco e' nel suo ultimo libro, naturalmente Repubblica qualche giorno fa lo ha anticipato in un articolo e adesso gira sul web alimentando la voglia nefasta di far compilare a tanti sconosciuti i loro personali elenchi.
Anche io ho scritto il mio che mi sembra figo, ma tanto tanto figo.
Ci ho messo dentro pagine di libri e scene di film, emozioni familiari e cibo naturalmente e femmine naturalmente, perché come si sa cibo e femmine non guastano mai.
Insomma e' risultata una cosa molto figa, forse non figa come quella di Saviano ma tanto tanto figa. Sarebbe stato naturale pubblicare questo elenco nel mio piccolo e invisibile blog, pero' non lo ho fatto.
Perché? Perché a differenza di Saviano e di qualche suo meno celebre epigono ho ancora un residuo senso dell'umorismo.
P.S. Nell'elenco di Saviano c'e' la mozzarella di bufala di Aversa: questa mi pare una ingiustizia planetaria nei confronti di quella di Battipaglia. E la treccia di Agerola,inoltre, dove la mettiamo?
L'elenco e' nel suo ultimo libro, naturalmente Repubblica qualche giorno fa lo ha anticipato in un articolo e adesso gira sul web alimentando la voglia nefasta di far compilare a tanti sconosciuti i loro personali elenchi.
Anche io ho scritto il mio che mi sembra figo, ma tanto tanto figo.
Ci ho messo dentro pagine di libri e scene di film, emozioni familiari e cibo naturalmente e femmine naturalmente, perché come si sa cibo e femmine non guastano mai.
Insomma e' risultata una cosa molto figa, forse non figa come quella di Saviano ma tanto tanto figa. Sarebbe stato naturale pubblicare questo elenco nel mio piccolo e invisibile blog, pero' non lo ho fatto.
Perché? Perché a differenza di Saviano e di qualche suo meno celebre epigono ho ancora un residuo senso dell'umorismo.
P.S. Nell'elenco di Saviano c'e' la mozzarella di bufala di Aversa: questa mi pare una ingiustizia planetaria nei confronti di quella di Battipaglia. E la treccia di Agerola,inoltre, dove la mettiamo?
giovedì 24 febbraio 2011
Alle due di notte
Quel mio giocare a briscola e a scopa con l'ipad alle due di notte mi fa pensare:
1)che l'ipad e' davvero figo ma io sto esagerando.
2)che le partite a briscola e a scopa con gli amici in carne e ossa sono ahimè solo un ricordo.
3)che avvicinandomi ai quaranta divento sempre più asociale.
4) che avvicinandomi ai quaranta non perdo il gusto di giocare.
5) che mi viene da ridere e mi viene da piangere, tutto allo stesso tempo.
6) che a breve scaricherò da Apple Store l'applicazione del Tressette.
1)che l'ipad e' davvero figo ma io sto esagerando.
2)che le partite a briscola e a scopa con gli amici in carne e ossa sono ahimè solo un ricordo.
3)che avvicinandomi ai quaranta divento sempre più asociale.
4) che avvicinandomi ai quaranta non perdo il gusto di giocare.
5) che mi viene da ridere e mi viene da piangere, tutto allo stesso tempo.
6) che a breve scaricherò da Apple Store l'applicazione del Tressette.
martedì 22 febbraio 2011
Senza timbri ne' carta bollata
Ma perché poi sarebbe così orribile se un grottesco gallinaccio, un sanguinario e mentecatto dittatore (ah, la tremenda mediocrità del Male!) fosse fatto a pezzi dalla folla, strappata la sua carne brano a brano, gettati in un fosso gli occhi, tagliata con accuratezza la gola di vecchio maiale?
Trovo intollerabile la pena di morte: l'assassinio legalizzato, la Morte amministrata per via burocratica,l'esecuzione della sentenza che diventa mostruoso rito.
Niente pena di morte per il dittatore: io voto invece per un lento linciaggio per le strade cittadine senza timbri ne' carta bollata.
P.S. Ok, confesso che oggi il traffico di Roma era peggio del solito.
Trovo intollerabile la pena di morte: l'assassinio legalizzato, la Morte amministrata per via burocratica,l'esecuzione della sentenza che diventa mostruoso rito.
Niente pena di morte per il dittatore: io voto invece per un lento linciaggio per le strade cittadine senza timbri ne' carta bollata.
P.S. Ok, confesso che oggi il traffico di Roma era peggio del solito.
sabato 19 febbraio 2011
Papillon
I libri si leggono, i libri si dimenticano. I film anche. Vorrei avere una memoria meno debole, vorrei ricordare meglio ciò che ho letto, quello che ho visto.
In questo momento in TV trasmettono Papillon con Steve McQueen:volevo rivederlo ma poi non l'ho fatto, ho rivisto solo l'inizio. Steve McQueen galeotto con una grande farfalla tatuata sul petto, Dustin Hoffmann.
Ok, rivedrò quel film la prossima volta perché naturalmente non ricordo quasi nulla della storia.
Ahi, la memoria. E le pagine della mia vita passata, le scene del mio film già visto?
Dimenticate in larga parte pure quelle ma pare che non si possa rileggerle ne' rivederle.
Forse e' meglio così, forse e' molto meglio. Forse così si e' più leggeri, si ha l'llusione di essere più leggeri. Forse con meno ricordi si potrebbe svolazzare quale e la' come farfalle.
Mi pare di ricordare, ma forse sbaglio, che poi Papillon sia riuscito a scappare.
In questo momento in TV trasmettono Papillon con Steve McQueen:volevo rivederlo ma poi non l'ho fatto, ho rivisto solo l'inizio. Steve McQueen galeotto con una grande farfalla tatuata sul petto, Dustin Hoffmann.
Ok, rivedrò quel film la prossima volta perché naturalmente non ricordo quasi nulla della storia.
Ahi, la memoria. E le pagine della mia vita passata, le scene del mio film già visto?
Dimenticate in larga parte pure quelle ma pare che non si possa rileggerle ne' rivederle.
Forse e' meglio così, forse e' molto meglio. Forse così si e' più leggeri, si ha l'llusione di essere più leggeri. Forse con meno ricordi si potrebbe svolazzare quale e la' come farfalle.
Mi pare di ricordare, ma forse sbaglio, che poi Papillon sia riuscito a scappare.
lunedì 14 febbraio 2011
Kant, oh Kant!
In questi giorni confusi pare che sia tornato di moda Kant. Ha cominciato Umberto Eco al Palasharp, dicendo ironicamente che se lui fa tardi la notte, e' per leggere Kant.
Gli ha risposto polemicamente Giuliano Ferrara usando la metafora kantiana del "legno storto dell' umanità che non può essere raddrizzato" ; ha continuato Eugenio Scalfari nell' editoriale di ieri su Repubblica, parlando di "legno marcio" e difendendo ovviamente Eco.
Ho visto Ferrara andare alla manifestazione da lui organizzata, sventolando con le mani grassocce un volume delle opere di Kant dalla copertina bianca.
Cosi' in questo ultimo fine settimana io e mio padre abbiamo parlato di Kant senza pero' fare tardi la notte ed io ho rispolverato il vecchio manuale di Geymonat del liceo e ho visto che le pagine riguardanti Kant erano quelle più consumate.
Oggi pomeriggio ho guidato a lungo in autostrada dal Sud verso Roma pensando ai miei guai, ed ogni tanto nei miei pensieri si affacciavano mio padre e Kant.
C'erano lunghe colonne di tir ed il sole splendeva. Pensavo a Kant ed al suo settecentesco codino. Sopra la campagna laziale le cornacchie in volo facevano acrobazie.
Questa sera mi sento un legno storto contro il cielo stellato.
Gli ha risposto polemicamente Giuliano Ferrara usando la metafora kantiana del "legno storto dell' umanità che non può essere raddrizzato" ; ha continuato Eugenio Scalfari nell' editoriale di ieri su Repubblica, parlando di "legno marcio" e difendendo ovviamente Eco.
Ho visto Ferrara andare alla manifestazione da lui organizzata, sventolando con le mani grassocce un volume delle opere di Kant dalla copertina bianca.
Cosi' in questo ultimo fine settimana io e mio padre abbiamo parlato di Kant senza pero' fare tardi la notte ed io ho rispolverato il vecchio manuale di Geymonat del liceo e ho visto che le pagine riguardanti Kant erano quelle più consumate.
Oggi pomeriggio ho guidato a lungo in autostrada dal Sud verso Roma pensando ai miei guai, ed ogni tanto nei miei pensieri si affacciavano mio padre e Kant.
C'erano lunghe colonne di tir ed il sole splendeva. Pensavo a Kant ed al suo settecentesco codino. Sopra la campagna laziale le cornacchie in volo facevano acrobazie.
Questa sera mi sento un legno storto contro il cielo stellato.
giovedì 10 febbraio 2011
La tregua in ufficio
La mia azienda da qualche tempo non ha grandi commesse. Quando c'è poco da fare i miei colleghi si dedicano alla diffusione dei pettegolezzi. Un paio di mie colleghe rifulgono in tale attività. Odi reciproci nascono e crescono, quotidiane meschinità vengono alla luce, ordinarie e straordinarie bassezze pullulano dal lunedì al venerdì.
Oggi tutti noi pero' ci siamo concessi una tregua in questa specie di guerra di logoramento tra le scrivanie: oggi eravamo tutti concordi e felici come bambini mentre analizzavamo una variante particolarmente impegnativa del tressette a non prendere.
Oggi tutti noi pero' ci siamo concessi una tregua in questa specie di guerra di logoramento tra le scrivanie: oggi eravamo tutti concordi e felici come bambini mentre analizzavamo una variante particolarmente impegnativa del tressette a non prendere.
lunedì 7 febbraio 2011
La stazione Termini
Poco fa ero alla stazione Termini, ma non dovevo partire. Il lunedì sera alla stazione Termini, più grande e più vuota. Poca gente che arrivava, poca gente che partiva, tutti già a casa, forse, data l'ora di cena.
Così camminavo per i grandi spazi della Stazione Termini e pensavo che da quando sono a Roma, la Stazione e' il posto dove vado più spesso.
Non Villa Borghese, Trastevere o il Circo Massimo e neppure l'Aventino o qualsiasi altro splendido posto, no, niente di tutto questo: quando per così dire abbasso la guardia, qualcosa mi porta invariabilmente alla stazione Termini.
Così grande e così vuota, stasera. Forse perché e' Lunedì. Ho comprato qualcosa da mangiare al supermercato e non ho avuto neppure bisogno del carrello, erano poche indispensabili cose.
Ho comprato in farmacia qualcosa che mi faccia respirare meglio la notte ed il farmacista era un ragazzo annoiato, ho comprato infine un mazzo di carte piacentine e la signora che me lo ha venduto non capiva la mia voce bassa.
A tempo perso colleziono carte, quando vedo mazzi di carte ritorno bambino. Anche stasera, anche questo lunedì sera, nella Stazione Termini così desolata.
L'asso di spade delle carte piacentine e' un angelo che regge una grande spada, nelle
napoletane la spada diventa serpente.
Pensavo agli amici che ho incontrato alla Stazione Termini, a quando li ho accompagnati a prendere il treno o li ho aspettati quando venivano a trovarmi, pensavo a quelle volte che io e la mia ragazza, chissà perché, ci incontravamo li' e c'era il superficiale affetto e c'era il sotterraneo dolore.
Camminavo per il grande atrio della Stazione Termini e vicino alla grande libreria con le pareti di plexiglas mi veniva in mente quella donna brutta che con una mano mi regalava un
libro e con l'altra cercava di coprirsi il volto, quasi fuggendo via.
Già poco fa circolava qualche tipo strano alla stazione Termini, qualche reietto che seduto
fissava una glaciale vastità, qualche uomo o qualche donna feriti dalla solitudine, persino un cane con gli occhi buoni.
Ho imparato a guardare certi occhi canini, l'ho imparato dalla mia ragazza di un tempo, lei amava tanto questi animali e mi parlava degli occhi buoni dei cani ed allora io guardavo
questo cane capitato li' alla stazione Termini che aveva certi occhi che mi muovevano a
compassione e che mi riportavano un ricordo dolce di lei.
E' solamente un lunedì alla stazione Termini, mi ripetevo, non farti fregare dalla stazione
Termini: quell'uomo la' vicino al binario quattro ti ricorda uno dei tuoi amici ma tu non
pensarci.
Febbraio e' un mese freddo e questa sera il freddo si sentiva tutto: ma lo sapete voi che l'aquila dell'asso di denari nelle carte piacentine ha una testa sola?
Così camminavo per i grandi spazi della Stazione Termini e pensavo che da quando sono a Roma, la Stazione e' il posto dove vado più spesso.
Non Villa Borghese, Trastevere o il Circo Massimo e neppure l'Aventino o qualsiasi altro splendido posto, no, niente di tutto questo: quando per così dire abbasso la guardia, qualcosa mi porta invariabilmente alla stazione Termini.
Così grande e così vuota, stasera. Forse perché e' Lunedì. Ho comprato qualcosa da mangiare al supermercato e non ho avuto neppure bisogno del carrello, erano poche indispensabili cose.
Ho comprato in farmacia qualcosa che mi faccia respirare meglio la notte ed il farmacista era un ragazzo annoiato, ho comprato infine un mazzo di carte piacentine e la signora che me lo ha venduto non capiva la mia voce bassa.
A tempo perso colleziono carte, quando vedo mazzi di carte ritorno bambino. Anche stasera, anche questo lunedì sera, nella Stazione Termini così desolata.
L'asso di spade delle carte piacentine e' un angelo che regge una grande spada, nelle
napoletane la spada diventa serpente.
Pensavo agli amici che ho incontrato alla Stazione Termini, a quando li ho accompagnati a prendere il treno o li ho aspettati quando venivano a trovarmi, pensavo a quelle volte che io e la mia ragazza, chissà perché, ci incontravamo li' e c'era il superficiale affetto e c'era il sotterraneo dolore.
Camminavo per il grande atrio della Stazione Termini e vicino alla grande libreria con le pareti di plexiglas mi veniva in mente quella donna brutta che con una mano mi regalava un
libro e con l'altra cercava di coprirsi il volto, quasi fuggendo via.
Già poco fa circolava qualche tipo strano alla stazione Termini, qualche reietto che seduto
fissava una glaciale vastità, qualche uomo o qualche donna feriti dalla solitudine, persino un cane con gli occhi buoni.
Ho imparato a guardare certi occhi canini, l'ho imparato dalla mia ragazza di un tempo, lei amava tanto questi animali e mi parlava degli occhi buoni dei cani ed allora io guardavo
questo cane capitato li' alla stazione Termini che aveva certi occhi che mi muovevano a
compassione e che mi riportavano un ricordo dolce di lei.
E' solamente un lunedì alla stazione Termini, mi ripetevo, non farti fregare dalla stazione
Termini: quell'uomo la' vicino al binario quattro ti ricorda uno dei tuoi amici ma tu non
pensarci.
Febbraio e' un mese freddo e questa sera il freddo si sentiva tutto: ma lo sapete voi che l'aquila dell'asso di denari nelle carte piacentine ha una testa sola?
mercoledì 2 febbraio 2011
R7
Vediamo un po' questa applicazione R7 di Repubblica per IPad, mi son detto.
E' gratis, ho ripetuto tra me e me, il che non guasta. Poi siccome ho da poco il mio nuovo giocattolo, il fottutissimo feticcio, ogni applicazione da scaricare, anche la piu' scema e inutile, mi pare una figata.
Dunque il magazine settimanale di Repubblica per IPad, vi dirò...uhm... vi dirò che raccoglie il meglio del giornale durante la settimana e che quindi e' un tripudio di tette, culi e bocche a canotto.
E' gratis, ho ripetuto tra me e me, il che non guasta. Poi siccome ho da poco il mio nuovo giocattolo, il fottutissimo feticcio, ogni applicazione da scaricare, anche la piu' scema e inutile, mi pare una figata.
Dunque il magazine settimanale di Repubblica per IPad, vi dirò...uhm... vi dirò che raccoglie il meglio del giornale durante la settimana e che quindi e' un tripudio di tette, culi e bocche a canotto.
domenica 30 gennaio 2011
Happy birthday, Mr. Hackman!
Ieri sera su Rai4 davano Mississippi Burning di Alan Parker con Willem Dafoe, Gene Hackman e Frances McDormand.
Profondo Sud americano con relative cupezze di razzismo e Ku Klux Klan, bella ricostruzione storica dell'America anni sessanta quando un futuro Obama sarebbe parso a tutti un azzardo da fantascienza.
Grandi gli attori e su tutti Gene Hackman. Credo di non aver mai visto un film, buono o cattivo che fosse, in cui Gene Hackman non abbia brillato per qualcosa, la sua incredibile faccia in cui miracolosamente si mescolano parvenze di bontà e di cattiveria mi ha sempre entusiasmato.
Certe volte era solo il candore o la triste disillusione dell'uomo quello che lui riusciva ad esprimere,altre volte la forza e il coraggio; tantissime altre volte fu invece uno straordinario villain: come dimenticare i personaggi corrotti e malvagi a cui ha dato il suo volto cosi' espressivo e incredibile?
Quando Gene Hackman fa il cattivo a me sembra un orco magnifico del nostro tempo con quegli occhietti piccoli e malvagi affondati in quella faccia rossa e quel gran naso e il ghigno, la risata del male pronto ad esplodere.
Ma non c'era solo la cattiveria, dimenticate lo sceriffo degli Spietati e pensate a quel prete del Poseidon e vi verranno in mente umanità ed eroismo.
So che lei non mi leggera' mai ma grazie di tutto questo, Mr.Hackman, grazie e buon compleanno.
Profondo Sud americano con relative cupezze di razzismo e Ku Klux Klan, bella ricostruzione storica dell'America anni sessanta quando un futuro Obama sarebbe parso a tutti un azzardo da fantascienza.
Grandi gli attori e su tutti Gene Hackman. Credo di non aver mai visto un film, buono o cattivo che fosse, in cui Gene Hackman non abbia brillato per qualcosa, la sua incredibile faccia in cui miracolosamente si mescolano parvenze di bontà e di cattiveria mi ha sempre entusiasmato.
Certe volte era solo il candore o la triste disillusione dell'uomo quello che lui riusciva ad esprimere,altre volte la forza e il coraggio; tantissime altre volte fu invece uno straordinario villain: come dimenticare i personaggi corrotti e malvagi a cui ha dato il suo volto cosi' espressivo e incredibile?
Quando Gene Hackman fa il cattivo a me sembra un orco magnifico del nostro tempo con quegli occhietti piccoli e malvagi affondati in quella faccia rossa e quel gran naso e il ghigno, la risata del male pronto ad esplodere.
Ma non c'era solo la cattiveria, dimenticate lo sceriffo degli Spietati e pensate a quel prete del Poseidon e vi verranno in mente umanità ed eroismo.
So che lei non mi leggera' mai ma grazie di tutto questo, Mr.Hackman, grazie e buon compleanno.
mercoledì 26 gennaio 2011
L'Inferno sull'Ipad
Ho l'Inferno di Dante sull'Ipad ed ogni tanto mi leggo qualche terzina. Ora sto seduto sul mio divano arancione e penso a quando lo studiavo a scuola. A quei tempi Mr.Jobs chissà che faceva, io studiavo tanto ma avevo paura della prof d'Italiano, quella dannata bionda che interrogava sempre su Dante.
Adesso tutto quel mondo e lei compresa sono lontani, lasciati alle spalle in un altro tempo.Quanto e' bello invece il mio divano arancione. Nostalgia non so cosa tu sia. Affanculo le professoresse bionde che interrogano su Dante. Viva Mr. Jobs e Paolo & Francesca sull'Ipad.
Adesso tutto quel mondo e lei compresa sono lontani, lasciati alle spalle in un altro tempo.Quanto e' bello invece il mio divano arancione. Nostalgia non so cosa tu sia. Affanculo le professoresse bionde che interrogano su Dante. Viva Mr. Jobs e Paolo & Francesca sull'Ipad.
martedì 25 gennaio 2011
La Fine del Mondo
Catastrofi ed Apocalissi le ho trovate sempre interessanti e cosi' quando ho visto che all'Auditorium di Roma si sarebbe tenuto il Festival delle Scienze e che il tema sarebbe stato la Fine del Mondo, ho pensato che avrei dovuto trovare almeno un paio d'ore libere per andare a curiosare.
Così domenica 23 Gennaio (era una mattina molto fredda) sono entrato in una di quelle belle sale di cui dispone l'Auditorium e ho seguito il dibattito tra un fisico americano e un giornalista americano ed un filosofo della scienza italiano; titolo del dibattito era: A quando la fine del mondo e come sara' il mondo senza di noi?
Belle e profonde considerazioni, belle formule sciorinate dall'ex-allievo di Richard Feynman del quale probabilmente comprerò il libro.
Quando poi il dibattito si e' concluso, uscendo dalla sala e poi giu' per le scale, continuavo a pensare alla Fine del Mondo: "non bisogna pensare così in grande" mi sono poi detto: "a te per esempio basterebbe la Fine del tuo capo o quella dei tuoi vicini di casa".
Così domenica 23 Gennaio (era una mattina molto fredda) sono entrato in una di quelle belle sale di cui dispone l'Auditorium e ho seguito il dibattito tra un fisico americano e un giornalista americano ed un filosofo della scienza italiano; titolo del dibattito era: A quando la fine del mondo e come sara' il mondo senza di noi?
Belle e profonde considerazioni, belle formule sciorinate dall'ex-allievo di Richard Feynman del quale probabilmente comprerò il libro.
Quando poi il dibattito si e' concluso, uscendo dalla sala e poi giu' per le scale, continuavo a pensare alla Fine del Mondo: "non bisogna pensare così in grande" mi sono poi detto: "a te per esempio basterebbe la Fine del tuo capo o quella dei tuoi vicini di casa".
Introversione
Un amico introverso come me mi segnala un libro sugli introversi e sui loro problemi.
Sono tanti questi problemi e sono tanti gli introversi.
Forse una legione, ma certamente una minoranza rispetto agli estroversi.
Beh, che dire? Il mondo e' vostro, cari amici estroversi, accomodatevi pure: invidiamo naturalmente la vostra vitalita', crescete e moltiplicatevi senza timore, pare che noi si debba stare a guardarvi fino alla fine nostra o vostra o del mondo.
Il guaio nostro e' che pensiamo troppo, davvero ne siamo convinti: a che servira' poi questo continuo e minuzioso scrutare dentro noi stessi? Solamente a regalarci una accresciuta consapevolezza delle cose che gremiscono questo universo balordo e che non ci portera' nulla di buono, che ci potra' forse qualche volta permettere di raccogliere qualche fiore, uno stupendo fiore colorato e poi niente più', solo quotidiane tristezze.
E poi il pensiero dell'ombra lunga che si allunga sopra il pianeta mentre voi danzate la vostra danza macabra, come potremmo mai allontanarlo? Siamo pazzi, siete pazzi, lo sappiamo.
Sono tanti questi problemi e sono tanti gli introversi.
Forse una legione, ma certamente una minoranza rispetto agli estroversi.
Beh, che dire? Il mondo e' vostro, cari amici estroversi, accomodatevi pure: invidiamo naturalmente la vostra vitalita', crescete e moltiplicatevi senza timore, pare che noi si debba stare a guardarvi fino alla fine nostra o vostra o del mondo.
Il guaio nostro e' che pensiamo troppo, davvero ne siamo convinti: a che servira' poi questo continuo e minuzioso scrutare dentro noi stessi? Solamente a regalarci una accresciuta consapevolezza delle cose che gremiscono questo universo balordo e che non ci portera' nulla di buono, che ci potra' forse qualche volta permettere di raccogliere qualche fiore, uno stupendo fiore colorato e poi niente più', solo quotidiane tristezze.
E poi il pensiero dell'ombra lunga che si allunga sopra il pianeta mentre voi danzate la vostra danza macabra, come potremmo mai allontanarlo? Siamo pazzi, siete pazzi, lo sappiamo.
sabato 22 gennaio 2011
Una telefonata
L'amico mi telefona alle dieci del mattino quando cerco di scrollarmi di dosso le vestigia della notte cioè il sonno rifiutato ed i residui degli incubi.
Così mi si ripresenta la sua voce dopo due anni e come se niente fosse ed inizia a parlare come se il tempo da allora non fosse trascorso e noi due fossimo rimasti uguali.
Forse il modo migliore per ricominciare, per riannodare il filo, ricostruire il dannato ponte.
Non vogliamo d'altronde poi solo questo tutti noi? Ricostruire gli indispensabili maledetti ponti che un giorno pensiamo di costruire ed il giorno seguente decidiamo di distruggere.
Salvo pentirsi poi, quando il cielo minaccia un'oscurità troppo dura a sopportarsi ed il vento non tace, no, proprio non ce la fa a tacere.
E così rieccoti caro amico, caro compagno di strade percorse e quasi dimenticate, ci sono i tuoi due figli con te e strillano e sento le loro voci mentre ti ascolto ed e' veramente buffo tutto questo perché la tua voce e le cose che racconti mi riportano invece per incanto nel tuo mondo allucinato, proprio così, nel tuo surreale teatrino.
Così può anche capitare che tu, il buon padre di famiglia provvisto di qualche piccola stranezza, invidi la mia solitudine, il mio regno.
C'è un vento troppo forte che soffia qui e quelle nuvole lassù in alto non promettono proprio nulla di buono: copriti bene quando verrai a bussare alla mia porta, caro.
Così mi si ripresenta la sua voce dopo due anni e come se niente fosse ed inizia a parlare come se il tempo da allora non fosse trascorso e noi due fossimo rimasti uguali.
Forse il modo migliore per ricominciare, per riannodare il filo, ricostruire il dannato ponte.
Non vogliamo d'altronde poi solo questo tutti noi? Ricostruire gli indispensabili maledetti ponti che un giorno pensiamo di costruire ed il giorno seguente decidiamo di distruggere.
Salvo pentirsi poi, quando il cielo minaccia un'oscurità troppo dura a sopportarsi ed il vento non tace, no, proprio non ce la fa a tacere.
E così rieccoti caro amico, caro compagno di strade percorse e quasi dimenticate, ci sono i tuoi due figli con te e strillano e sento le loro voci mentre ti ascolto ed e' veramente buffo tutto questo perché la tua voce e le cose che racconti mi riportano invece per incanto nel tuo mondo allucinato, proprio così, nel tuo surreale teatrino.
Così può anche capitare che tu, il buon padre di famiglia provvisto di qualche piccola stranezza, invidi la mia solitudine, il mio regno.
C'è un vento troppo forte che soffia qui e quelle nuvole lassù in alto non promettono proprio nulla di buono: copriti bene quando verrai a bussare alla mia porta, caro.
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