Il planetario di Roma si trova all'EuR in piazza Giovanni Agnelli. Ieri sera ero li' con un amico ed il suo nipote adolescente, un ragazzo silenzioso e imbranato che mi dava sui nervi solo a guardarlo.
Sembrava di gomma. Un pupazzo di gomma con ombreggiatura di baffi e mani con calli, naturalmente.
Ma comunque ieri sera, verso le otto, ero li', in quella minacciosa ed appartata piazza dell'Eur con colonnati bianchi ed incombenti tutt'intorno ed alte volte e portoni sprangati e gradinate vuote: una specie di delirio metafisico d'inizio estate.
L'aria era umida e appiccicosa, non c'era nessuno in quella piazza tranne noi tre.
Non so se avete presente l'Eur, la vastità delle sue costruzioni pretenziose, il biancore cimiteriale dei suoi palazzi che sul far della sera sembrano mausolei desolati, sacrari minacciosi e freddi.
E poi quell'architettura tanto fascista, l'ipertrofia volumetrica che vorrebbe riprodurre l'antichità di potenza e di gloria romana e al tempo stesso naturalmente se ne distacca.
L'Eur e' a Roma ma ne sembra distante anni luce.
Aspettavamo seduti sulle gradinate, parlando sotto le alte colonne e guardando il portone sprangato del planetario, aspettando che il custode venisse ad aprirci.
Sembrava di essere sospesi, miracolosamente galleggianti come foglie immobili sul lento mainstream del Tempo.
Avevo, chissà perché, un timore arcano.
Poi il portone si e' aperto e siamo entrati silenziosi per lo spettacolo di routine.
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