Certe volte la solitudine e' come stare in mare aperto e non vedere la costa. Piacevole e terribile allo stesso tempo. Ieri mentre navigavo al largo ho trovato quelle mie vecchie foto: bambino e poi ragazzo, lontano abitatore di un'altra era geologica.
Guardavo quelle foto mentre il mio piccolo vascello scivolava via sopra le onde portandomi non so dove: il vento gonfiava le vele e faceva un po' freddo pero' tutto era così piacevole e silenzioso e non mi sarebbe certo piaciuto tornare a casa.
Perché poi quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
Comunque la giornata era bella ed il sole un placido e benefico occhio nel cielo, non sempre brilla così tranquillo, certe volte sembra li' sospeso solo per farti paura ed allora tu puoi pensare solo alle lacrime e al sangue.
Ma ieri invece era placido e tranquillo nonostante riscaldasse così poco. Intanto guardavo attraverso le foto le mie altre vite. Vite passate, appartenute ad un'altra era geologica. Chi l'avrebbe detto che quel bambino sul triciclo avrebbe poi visto nel Tempo tutte quelle altre cose e sofferto e riso così tanto?
I gabbiani intanto volavano alti sopra la mia testa, il mare suonava un motivo dimesso.
Non vedevo la costa in nessuna direzione e mi inquietava la falce del Tempo: sarei dovuto tornare a casa, sarebbe stato molto più prudente.
Pero' quale sarebbe la casa? Ho davvero un posto in cui ritornare?
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