sabato 22 gennaio 2011

Una telefonata

L'amico mi telefona alle dieci del mattino quando cerco di scrollarmi di dosso le vestigia della notte cioè il sonno rifiutato ed i residui degli incubi.
Così mi si ripresenta la sua voce dopo due anni e come se niente fosse ed inizia a parlare come se il tempo da allora non fosse trascorso e noi due fossimo rimasti uguali.
Forse il modo migliore per ricominciare, per riannodare il filo, ricostruire il dannato ponte.
Non vogliamo d'altronde poi solo questo tutti noi? Ricostruire gli indispensabili maledetti ponti che un giorno pensiamo di costruire ed il giorno seguente decidiamo di distruggere.
Salvo pentirsi poi, quando il cielo minaccia un'oscurità troppo dura a sopportarsi ed il vento non tace, no, proprio non ce la fa a tacere.
E così rieccoti caro amico, caro compagno di strade percorse e quasi dimenticate, ci sono i tuoi due figli con te e strillano e sento le loro voci mentre ti ascolto ed e' veramente buffo tutto questo perché la tua voce e le cose che racconti mi riportano invece per incanto nel tuo mondo allucinato, proprio così, nel tuo surreale teatrino.
Così può anche capitare che tu, il buon padre di famiglia provvisto di qualche piccola stranezza, invidi la mia solitudine, il mio regno.
C'è un vento troppo forte che soffia qui e quelle nuvole lassù in alto non promettono proprio nulla di buono: copriti bene quando verrai a bussare alla mia porta, caro.

Nessun commento:

Posta un commento