domenica 30 gennaio 2011

Happy birthday, Mr. Hackman!

Ieri sera su Rai4 davano Mississippi Burning di Alan Parker con Willem Dafoe, Gene Hackman e Frances McDormand.
Profondo Sud americano con relative cupezze di razzismo e Ku Klux Klan, bella ricostruzione storica dell'America anni sessanta quando un futuro Obama sarebbe parso a tutti un azzardo da fantascienza.
Grandi gli attori e su tutti Gene Hackman. Credo di non aver mai visto un film, buono o cattivo che fosse, in cui Gene Hackman non abbia brillato per qualcosa, la sua incredibile faccia in cui miracolosamente si mescolano parvenze di bontà e di cattiveria mi ha sempre entusiasmato.
Certe volte era solo il candore o la triste disillusione dell'uomo quello che lui riusciva ad esprimere,altre volte la forza e il coraggio; tantissime altre volte fu invece uno straordinario villain: come dimenticare i personaggi corrotti e malvagi a cui ha dato il suo volto cosi' espressivo e incredibile?
Quando Gene Hackman fa il cattivo a me sembra un orco magnifico del nostro tempo con quegli occhietti piccoli e malvagi affondati in quella faccia rossa e quel gran naso e il ghigno, la risata del male pronto ad esplodere.
Ma non c'era solo la cattiveria, dimenticate lo sceriffo degli Spietati e pensate a quel prete del Poseidon e vi verranno in mente umanità ed eroismo.
So che lei non mi leggera' mai ma grazie di tutto questo, Mr.Hackman, grazie e buon compleanno.

mercoledì 26 gennaio 2011

L'Inferno sull'Ipad

Ho l'Inferno di Dante sull'Ipad ed ogni tanto mi leggo qualche terzina. Ora sto seduto sul mio divano arancione e penso a quando lo studiavo a scuola. A quei tempi Mr.Jobs chissà che faceva, io studiavo tanto ma avevo paura della prof d'Italiano, quella dannata bionda che interrogava sempre su Dante.
Adesso tutto quel mondo e lei compresa sono lontani, lasciati alle spalle in un altro tempo.Quanto e' bello invece il mio divano arancione. Nostalgia non so cosa tu sia. Affanculo le professoresse bionde che interrogano su Dante. Viva Mr. Jobs e Paolo & Francesca sull'Ipad.

martedì 25 gennaio 2011

La Fine del Mondo

Catastrofi ed Apocalissi le ho trovate sempre interessanti e cosi' quando ho visto che all'Auditorium di Roma si sarebbe tenuto il Festival delle Scienze e che il tema sarebbe stato la Fine del Mondo, ho pensato che avrei dovuto trovare almeno un paio d'ore libere per andare a curiosare.
Così domenica 23 Gennaio (era una mattina molto fredda) sono entrato in una di quelle belle sale di cui dispone l'Auditorium e ho seguito il dibattito tra un fisico americano e un giornalista americano ed un filosofo della scienza italiano; titolo del dibattito era: A quando la fine del mondo e come sara' il mondo senza di noi?
Belle e profonde considerazioni, belle formule sciorinate dall'ex-allievo di Richard Feynman del quale probabilmente comprerò il libro.
Quando poi il dibattito si e' concluso, uscendo dalla sala e poi giu' per le scale, continuavo a pensare alla Fine del Mondo: "non bisogna pensare così in grande" mi sono poi detto: "a te per esempio basterebbe la Fine del tuo capo o quella dei tuoi vicini di casa".

Introversione

Un amico introverso come me mi segnala un libro sugli introversi e sui loro problemi.
Sono tanti questi problemi e sono tanti gli introversi.
Forse una legione, ma certamente una minoranza rispetto agli estroversi.
Beh, che dire? Il mondo e' vostro, cari amici estroversi, accomodatevi pure: invidiamo naturalmente la vostra vitalita', crescete e moltiplicatevi senza timore, pare che noi si debba stare a guardarvi fino alla fine nostra o vostra o del mondo.
Il guaio nostro e' che pensiamo troppo, davvero ne siamo convinti: a che servira' poi questo continuo e minuzioso scrutare dentro noi stessi? Solamente a regalarci una accresciuta consapevolezza delle cose che gremiscono questo universo balordo e che non ci portera' nulla di buono, che ci potra' forse qualche volta permettere di raccogliere qualche fiore, uno stupendo fiore colorato e poi niente più', solo quotidiane tristezze.
E poi il pensiero dell'ombra lunga che si allunga sopra il pianeta mentre voi danzate la vostra danza macabra, come potremmo mai allontanarlo? Siamo pazzi, siete pazzi, lo sappiamo.

sabato 22 gennaio 2011

Una telefonata

L'amico mi telefona alle dieci del mattino quando cerco di scrollarmi di dosso le vestigia della notte cioè il sonno rifiutato ed i residui degli incubi.
Così mi si ripresenta la sua voce dopo due anni e come se niente fosse ed inizia a parlare come se il tempo da allora non fosse trascorso e noi due fossimo rimasti uguali.
Forse il modo migliore per ricominciare, per riannodare il filo, ricostruire il dannato ponte.
Non vogliamo d'altronde poi solo questo tutti noi? Ricostruire gli indispensabili maledetti ponti che un giorno pensiamo di costruire ed il giorno seguente decidiamo di distruggere.
Salvo pentirsi poi, quando il cielo minaccia un'oscurità troppo dura a sopportarsi ed il vento non tace, no, proprio non ce la fa a tacere.
E così rieccoti caro amico, caro compagno di strade percorse e quasi dimenticate, ci sono i tuoi due figli con te e strillano e sento le loro voci mentre ti ascolto ed e' veramente buffo tutto questo perché la tua voce e le cose che racconti mi riportano invece per incanto nel tuo mondo allucinato, proprio così, nel tuo surreale teatrino.
Così può anche capitare che tu, il buon padre di famiglia provvisto di qualche piccola stranezza, invidi la mia solitudine, il mio regno.
C'è un vento troppo forte che soffia qui e quelle nuvole lassù in alto non promettono proprio nulla di buono: copriti bene quando verrai a bussare alla mia porta, caro.