A scuola ti fanno studiare le poesie e tu alle poesie ti ribelli, a scuola ti fanno vedere i ritratti dei poeti racchiusi da grandi cornici che ti mettono rabbia e tristezza, a scuola i grandi poeti diventano caricature: Leopardi ti sembrava un povero e deforme disadattato chiuso in un palazzo, Foscolo uno scopatore vanesio e tonitruante, Pascoli un poveraccio indifeso o un patetico bimbo invecchiato, Manzoni un noioso bigotto fissato con Napoleone.
Poi tutti questi giudizi, tutti questi ricordi vanno nel frullatore del tempo e tu ti sorprendi una sera alla finestra a ricordare dopo tanti anni certi versi del Foscolo che ora ti sembrano finalmente per quel che sono e cioè bellissimi e immortali o certamente più resistenti al tempo di te e dei tuoi pregiudizi adolescenziali.
Così quelle parole adesso diventano vere per il tuo cuore mentre continui a guardare dalla tua finestra l'avanzata silenziosa del buio, la piccola tenda mossa dal vento e ti senti lontano da tutti, lontano da ogni cosa.
Alla sera
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
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