lunedì 7 febbraio 2011

La stazione Termini

Poco fa ero alla stazione Termini, ma non dovevo partire. Il lunedì sera alla stazione Termini, più grande e più vuota. Poca gente che arrivava, poca gente che partiva, tutti già a casa, forse, data l'ora di cena.
Così camminavo per i grandi spazi della Stazione Termini e pensavo che da quando sono a Roma, la Stazione e' il posto dove vado più spesso.
Non Villa Borghese, Trastevere o il Circo Massimo e neppure l'Aventino o qualsiasi altro splendido posto, no, niente di tutto questo: quando per così dire abbasso la guardia, qualcosa mi porta invariabilmente alla stazione Termini.
Così grande e così vuota, stasera. Forse perché e' Lunedì. Ho comprato qualcosa da mangiare al supermercato e non ho avuto neppure bisogno del carrello, erano poche indispensabili cose.
Ho comprato in farmacia qualcosa che mi faccia respirare meglio la notte ed il farmacista era un ragazzo annoiato, ho comprato infine un mazzo di carte piacentine e la signora che me lo ha venduto non capiva la mia voce bassa.
A tempo perso colleziono carte, quando vedo mazzi di carte ritorno bambino. Anche stasera, anche questo lunedì sera, nella Stazione Termini così desolata.
L'asso di spade delle carte piacentine e' un angelo che regge una grande spada, nelle
napoletane la spada diventa serpente.
Pensavo agli amici che ho incontrato alla Stazione Termini, a quando li ho accompagnati a prendere il treno o li ho aspettati quando venivano a trovarmi, pensavo a quelle volte che io e la mia ragazza, chissà perché, ci incontravamo li' e c'era il superficiale affetto e c'era il sotterraneo dolore.
Camminavo per il grande atrio della Stazione Termini e vicino alla grande libreria con le pareti di plexiglas mi veniva in mente quella donna brutta che con una mano mi regalava un
libro e con l'altra cercava di coprirsi il volto, quasi fuggendo via.
Già poco fa circolava qualche tipo strano alla stazione Termini, qualche reietto che seduto
fissava una glaciale vastità, qualche uomo o qualche donna feriti dalla solitudine, persino un cane con gli occhi buoni.
Ho imparato a guardare certi occhi canini, l'ho imparato dalla mia ragazza di un tempo, lei amava tanto questi animali e mi parlava degli occhi buoni dei cani ed allora io guardavo
questo cane capitato li' alla stazione Termini che aveva certi occhi che mi muovevano a
compassione e che mi riportavano un ricordo dolce di lei.
E' solamente un lunedì alla stazione Termini, mi ripetevo, non farti fregare dalla stazione
Termini: quell'uomo la' vicino al binario quattro ti ricorda uno dei tuoi amici ma tu non
pensarci.
Febbraio e' un mese freddo e questa sera il freddo si sentiva tutto: ma lo sapete voi che l'aquila dell'asso di denari nelle carte piacentine ha una testa sola?

2 commenti:

  1. Nei tarocchi quando è dritto difende da tutti i problemi, è una carta molto significativa...chissà magari protegge anche dal freddo di febbraio. Bellissime sono le carte mamelucche.

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  2. Davvero? Mi piacciono le carte. Ma tu giochi con le piacentine o con le napoletane?

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