mercoledì 10 ottobre 2012

La tartina del conte Tolstoj

Maurice Chevalier ha detto che la vecchiaia non è poi così male tenendo conto dell'alternativa eppure tante volte lo spavento dell'alternativa è superato dal disgusto di continuare a sbocconcellare per mesi, giorni e anni quella che il conte Tolstoj chiamava "tartina di merda". Forse è perché ho visto vecchi a me cari finire in modo troppo malinconico(ma so che a qualcun altro è andata ancora peggio) oppure è perchè ho scoperto che i vecchi diventano spesso prima bambini e poi oggetti, tappezzeria anche fastidiosa per noi giovani o di mezz'età che sediamo in una stanza insieme a loro. Muori giovane e qualcuno forse ti rimpiange, muori vecchio e qualcuno forse tira un sospiro di sollievo: la tappezzeria che anzichè adornare ingombrava la stanza viene provvidenzialmente rimossa e buttata via. Probabilmente ciò che chiamiamo mondo finirà con la nostra fine individuale: da un mare di percezioni e di pensieri basati su quelle percezioni passeremo al grande oceano del nulla dove non conteranno più le direzioni da prendere e le paure o le gioie o le vanità. Però il nostro spavento non dovrebbe riguardare questo. La nostra preoccupazione dovrebbe riguardare invece solo come si compie la discesa verso quell'oceano. Ecco che si impone alla mente la dignità della propria fine: uscire di scena come un uomo e non come un articolo di tappezzeria. Mi viene in mente la fuga finale del conte Tolstoj, la fuga disperata e paranoica dalla moglie e dai figli da cui si sentiva in qualche modo minacciato. Il vecchio Tolstoj fugge di notte e di soppiatto accompagnato dal medico personale. Viaggia in treno verso la Crimea ma la malattia e la vecchiezza lo arrestano alla stazione ferroviaria di Astapovo dove muore, raggiunto peraltro dai parenti. Mi viene in mente la tartina del conte Tolstoj. Poi, affinchè tutto questo sia sopportabile, mi impongo di ricordare quell'intervista a Vladimir Nabokov a cui riferiscono la storia della tartina di Tolstoj e lui che imperturbabile risponde: "«La mia vita è pane fresco con burro di campagna e miele delle Alpi".

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