Quel mio giocare a briscola e a scopa con l'ipad alle due di notte mi fa pensare:
1)che l'ipad e' davvero figo ma io sto esagerando.
2)che le partite a briscola e a scopa con gli amici in carne e ossa sono ahimè solo un ricordo.
3)che avvicinandomi ai quaranta divento sempre più asociale.
4) che avvicinandomi ai quaranta non perdo il gusto di giocare.
5) che mi viene da ridere e mi viene da piangere, tutto allo stesso tempo.
6) che a breve scaricherò da Apple Store l'applicazione del Tressette.
giovedì 24 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
Senza timbri ne' carta bollata
Ma perché poi sarebbe così orribile se un grottesco gallinaccio, un sanguinario e mentecatto dittatore (ah, la tremenda mediocrità del Male!) fosse fatto a pezzi dalla folla, strappata la sua carne brano a brano, gettati in un fosso gli occhi, tagliata con accuratezza la gola di vecchio maiale?
Trovo intollerabile la pena di morte: l'assassinio legalizzato, la Morte amministrata per via burocratica,l'esecuzione della sentenza che diventa mostruoso rito.
Niente pena di morte per il dittatore: io voto invece per un lento linciaggio per le strade cittadine senza timbri ne' carta bollata.
P.S. Ok, confesso che oggi il traffico di Roma era peggio del solito.
Trovo intollerabile la pena di morte: l'assassinio legalizzato, la Morte amministrata per via burocratica,l'esecuzione della sentenza che diventa mostruoso rito.
Niente pena di morte per il dittatore: io voto invece per un lento linciaggio per le strade cittadine senza timbri ne' carta bollata.
P.S. Ok, confesso che oggi il traffico di Roma era peggio del solito.
sabato 19 febbraio 2011
Papillon
I libri si leggono, i libri si dimenticano. I film anche. Vorrei avere una memoria meno debole, vorrei ricordare meglio ciò che ho letto, quello che ho visto.
In questo momento in TV trasmettono Papillon con Steve McQueen:volevo rivederlo ma poi non l'ho fatto, ho rivisto solo l'inizio. Steve McQueen galeotto con una grande farfalla tatuata sul petto, Dustin Hoffmann.
Ok, rivedrò quel film la prossima volta perché naturalmente non ricordo quasi nulla della storia.
Ahi, la memoria. E le pagine della mia vita passata, le scene del mio film già visto?
Dimenticate in larga parte pure quelle ma pare che non si possa rileggerle ne' rivederle.
Forse e' meglio così, forse e' molto meglio. Forse così si e' più leggeri, si ha l'llusione di essere più leggeri. Forse con meno ricordi si potrebbe svolazzare quale e la' come farfalle.
Mi pare di ricordare, ma forse sbaglio, che poi Papillon sia riuscito a scappare.
In questo momento in TV trasmettono Papillon con Steve McQueen:volevo rivederlo ma poi non l'ho fatto, ho rivisto solo l'inizio. Steve McQueen galeotto con una grande farfalla tatuata sul petto, Dustin Hoffmann.
Ok, rivedrò quel film la prossima volta perché naturalmente non ricordo quasi nulla della storia.
Ahi, la memoria. E le pagine della mia vita passata, le scene del mio film già visto?
Dimenticate in larga parte pure quelle ma pare che non si possa rileggerle ne' rivederle.
Forse e' meglio così, forse e' molto meglio. Forse così si e' più leggeri, si ha l'llusione di essere più leggeri. Forse con meno ricordi si potrebbe svolazzare quale e la' come farfalle.
Mi pare di ricordare, ma forse sbaglio, che poi Papillon sia riuscito a scappare.
lunedì 14 febbraio 2011
Kant, oh Kant!
In questi giorni confusi pare che sia tornato di moda Kant. Ha cominciato Umberto Eco al Palasharp, dicendo ironicamente che se lui fa tardi la notte, e' per leggere Kant.
Gli ha risposto polemicamente Giuliano Ferrara usando la metafora kantiana del "legno storto dell' umanità che non può essere raddrizzato" ; ha continuato Eugenio Scalfari nell' editoriale di ieri su Repubblica, parlando di "legno marcio" e difendendo ovviamente Eco.
Ho visto Ferrara andare alla manifestazione da lui organizzata, sventolando con le mani grassocce un volume delle opere di Kant dalla copertina bianca.
Cosi' in questo ultimo fine settimana io e mio padre abbiamo parlato di Kant senza pero' fare tardi la notte ed io ho rispolverato il vecchio manuale di Geymonat del liceo e ho visto che le pagine riguardanti Kant erano quelle più consumate.
Oggi pomeriggio ho guidato a lungo in autostrada dal Sud verso Roma pensando ai miei guai, ed ogni tanto nei miei pensieri si affacciavano mio padre e Kant.
C'erano lunghe colonne di tir ed il sole splendeva. Pensavo a Kant ed al suo settecentesco codino. Sopra la campagna laziale le cornacchie in volo facevano acrobazie.
Questa sera mi sento un legno storto contro il cielo stellato.
Gli ha risposto polemicamente Giuliano Ferrara usando la metafora kantiana del "legno storto dell' umanità che non può essere raddrizzato" ; ha continuato Eugenio Scalfari nell' editoriale di ieri su Repubblica, parlando di "legno marcio" e difendendo ovviamente Eco.
Ho visto Ferrara andare alla manifestazione da lui organizzata, sventolando con le mani grassocce un volume delle opere di Kant dalla copertina bianca.
Cosi' in questo ultimo fine settimana io e mio padre abbiamo parlato di Kant senza pero' fare tardi la notte ed io ho rispolverato il vecchio manuale di Geymonat del liceo e ho visto che le pagine riguardanti Kant erano quelle più consumate.
Oggi pomeriggio ho guidato a lungo in autostrada dal Sud verso Roma pensando ai miei guai, ed ogni tanto nei miei pensieri si affacciavano mio padre e Kant.
C'erano lunghe colonne di tir ed il sole splendeva. Pensavo a Kant ed al suo settecentesco codino. Sopra la campagna laziale le cornacchie in volo facevano acrobazie.
Questa sera mi sento un legno storto contro il cielo stellato.
giovedì 10 febbraio 2011
La tregua in ufficio
La mia azienda da qualche tempo non ha grandi commesse. Quando c'è poco da fare i miei colleghi si dedicano alla diffusione dei pettegolezzi. Un paio di mie colleghe rifulgono in tale attività. Odi reciproci nascono e crescono, quotidiane meschinità vengono alla luce, ordinarie e straordinarie bassezze pullulano dal lunedì al venerdì.
Oggi tutti noi pero' ci siamo concessi una tregua in questa specie di guerra di logoramento tra le scrivanie: oggi eravamo tutti concordi e felici come bambini mentre analizzavamo una variante particolarmente impegnativa del tressette a non prendere.
Oggi tutti noi pero' ci siamo concessi una tregua in questa specie di guerra di logoramento tra le scrivanie: oggi eravamo tutti concordi e felici come bambini mentre analizzavamo una variante particolarmente impegnativa del tressette a non prendere.
lunedì 7 febbraio 2011
La stazione Termini
Poco fa ero alla stazione Termini, ma non dovevo partire. Il lunedì sera alla stazione Termini, più grande e più vuota. Poca gente che arrivava, poca gente che partiva, tutti già a casa, forse, data l'ora di cena.
Così camminavo per i grandi spazi della Stazione Termini e pensavo che da quando sono a Roma, la Stazione e' il posto dove vado più spesso.
Non Villa Borghese, Trastevere o il Circo Massimo e neppure l'Aventino o qualsiasi altro splendido posto, no, niente di tutto questo: quando per così dire abbasso la guardia, qualcosa mi porta invariabilmente alla stazione Termini.
Così grande e così vuota, stasera. Forse perché e' Lunedì. Ho comprato qualcosa da mangiare al supermercato e non ho avuto neppure bisogno del carrello, erano poche indispensabili cose.
Ho comprato in farmacia qualcosa che mi faccia respirare meglio la notte ed il farmacista era un ragazzo annoiato, ho comprato infine un mazzo di carte piacentine e la signora che me lo ha venduto non capiva la mia voce bassa.
A tempo perso colleziono carte, quando vedo mazzi di carte ritorno bambino. Anche stasera, anche questo lunedì sera, nella Stazione Termini così desolata.
L'asso di spade delle carte piacentine e' un angelo che regge una grande spada, nelle
napoletane la spada diventa serpente.
Pensavo agli amici che ho incontrato alla Stazione Termini, a quando li ho accompagnati a prendere il treno o li ho aspettati quando venivano a trovarmi, pensavo a quelle volte che io e la mia ragazza, chissà perché, ci incontravamo li' e c'era il superficiale affetto e c'era il sotterraneo dolore.
Camminavo per il grande atrio della Stazione Termini e vicino alla grande libreria con le pareti di plexiglas mi veniva in mente quella donna brutta che con una mano mi regalava un
libro e con l'altra cercava di coprirsi il volto, quasi fuggendo via.
Già poco fa circolava qualche tipo strano alla stazione Termini, qualche reietto che seduto
fissava una glaciale vastità, qualche uomo o qualche donna feriti dalla solitudine, persino un cane con gli occhi buoni.
Ho imparato a guardare certi occhi canini, l'ho imparato dalla mia ragazza di un tempo, lei amava tanto questi animali e mi parlava degli occhi buoni dei cani ed allora io guardavo
questo cane capitato li' alla stazione Termini che aveva certi occhi che mi muovevano a
compassione e che mi riportavano un ricordo dolce di lei.
E' solamente un lunedì alla stazione Termini, mi ripetevo, non farti fregare dalla stazione
Termini: quell'uomo la' vicino al binario quattro ti ricorda uno dei tuoi amici ma tu non
pensarci.
Febbraio e' un mese freddo e questa sera il freddo si sentiva tutto: ma lo sapete voi che l'aquila dell'asso di denari nelle carte piacentine ha una testa sola?
Così camminavo per i grandi spazi della Stazione Termini e pensavo che da quando sono a Roma, la Stazione e' il posto dove vado più spesso.
Non Villa Borghese, Trastevere o il Circo Massimo e neppure l'Aventino o qualsiasi altro splendido posto, no, niente di tutto questo: quando per così dire abbasso la guardia, qualcosa mi porta invariabilmente alla stazione Termini.
Così grande e così vuota, stasera. Forse perché e' Lunedì. Ho comprato qualcosa da mangiare al supermercato e non ho avuto neppure bisogno del carrello, erano poche indispensabili cose.
Ho comprato in farmacia qualcosa che mi faccia respirare meglio la notte ed il farmacista era un ragazzo annoiato, ho comprato infine un mazzo di carte piacentine e la signora che me lo ha venduto non capiva la mia voce bassa.
A tempo perso colleziono carte, quando vedo mazzi di carte ritorno bambino. Anche stasera, anche questo lunedì sera, nella Stazione Termini così desolata.
L'asso di spade delle carte piacentine e' un angelo che regge una grande spada, nelle
napoletane la spada diventa serpente.
Pensavo agli amici che ho incontrato alla Stazione Termini, a quando li ho accompagnati a prendere il treno o li ho aspettati quando venivano a trovarmi, pensavo a quelle volte che io e la mia ragazza, chissà perché, ci incontravamo li' e c'era il superficiale affetto e c'era il sotterraneo dolore.
Camminavo per il grande atrio della Stazione Termini e vicino alla grande libreria con le pareti di plexiglas mi veniva in mente quella donna brutta che con una mano mi regalava un
libro e con l'altra cercava di coprirsi il volto, quasi fuggendo via.
Già poco fa circolava qualche tipo strano alla stazione Termini, qualche reietto che seduto
fissava una glaciale vastità, qualche uomo o qualche donna feriti dalla solitudine, persino un cane con gli occhi buoni.
Ho imparato a guardare certi occhi canini, l'ho imparato dalla mia ragazza di un tempo, lei amava tanto questi animali e mi parlava degli occhi buoni dei cani ed allora io guardavo
questo cane capitato li' alla stazione Termini che aveva certi occhi che mi muovevano a
compassione e che mi riportavano un ricordo dolce di lei.
E' solamente un lunedì alla stazione Termini, mi ripetevo, non farti fregare dalla stazione
Termini: quell'uomo la' vicino al binario quattro ti ricorda uno dei tuoi amici ma tu non
pensarci.
Febbraio e' un mese freddo e questa sera il freddo si sentiva tutto: ma lo sapete voi che l'aquila dell'asso di denari nelle carte piacentine ha una testa sola?
mercoledì 2 febbraio 2011
R7
Vediamo un po' questa applicazione R7 di Repubblica per IPad, mi son detto.
E' gratis, ho ripetuto tra me e me, il che non guasta. Poi siccome ho da poco il mio nuovo giocattolo, il fottutissimo feticcio, ogni applicazione da scaricare, anche la piu' scema e inutile, mi pare una figata.
Dunque il magazine settimanale di Repubblica per IPad, vi dirò...uhm... vi dirò che raccoglie il meglio del giornale durante la settimana e che quindi e' un tripudio di tette, culi e bocche a canotto.
E' gratis, ho ripetuto tra me e me, il che non guasta. Poi siccome ho da poco il mio nuovo giocattolo, il fottutissimo feticcio, ogni applicazione da scaricare, anche la piu' scema e inutile, mi pare una figata.
Dunque il magazine settimanale di Repubblica per IPad, vi dirò...uhm... vi dirò che raccoglie il meglio del giornale durante la settimana e che quindi e' un tripudio di tette, culi e bocche a canotto.
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