venerdì 17 agosto 2012

Julio

Quello che volevo fare, quello che dovevo fare, qualche giorno fa l'ho fatto. Pioveva leggermente quella mattina che adesso sembra già così lontana e come vissuta da un altro. Un po' bagnato, un po' impacciato, sono entrato attraverso il grande cancello ed una brutta signora che stava di guardia all'ingresso mi ha guardato in tralice. Ho chiesto la mappa di quel posto perché anche se sapevo che tu eri la' ad aspettarmi , temevo di non poterti trovare fra tutta quella gente.
Così mi sono incamminato guardando un po' in giro mentre la pioggia cadeva sugli alberi e su di me e sul foglio di carta che portavo in mano; al di la' del muro continuava il rumore di Parigi ma dove camminavo io c'era solo silenzio ed acqua che scivolava via su tutte le cose.
Di fronte a me ho visto il grande angelo con le ali di marmo e poi ho cominciato ad andare avanti e indietro sperando di poter leggere il tuo nome in mezzo a quello degli altri ma col passare del tempo ho temuto di non riuscirci: eravate così in tanti nella vostra città silenziosa.
Così, prima di incontrare te, mi e' toccato di incontrare Charles e ti devo dire che se non fosse stato per un corvo provvidenziale che, come a suggellare l'incontro, ha cominciato a gracchiare, sarei rimasto un po' deluso.
Charles era li' davanti a me, ma forse complice il tempo, sembrava in condizioni penose o meglio sembrava che tutti lo avessero abbandonato. Così sono rimasto a guardarlo nel silenzio e nella pioggia rammaricandomi di non conoscerlo abbastanza per potergli dire qualcosa, poi sono andato via perché c'eri tu ad aspettarmi ed io ancora non ero riuscito a trovarti.
Ho continuato a camminare guardando la mappa che si copriva di gocce d'acqua che cominciavano a cancellare l'inchiostro così come gli anni e il muschio cominciavano a cancellare qualcuno dei vostri nomi ed era penoso camminare così in mezzo a voi con quel senso di ansia e di abbandono e di esilio dal mondo che forse tu solo avresti potuto capire.
Così, quando già disperavo, e' successo.
E' stato un lampo di dolore, una vertigine di tenerezza.
Cercando vanamente di scriverti un biglietto, continuavo a guardarti.
Fuori, al d la' del grande muro, il rumore incessante di Parigi.
Non ti ho lasciato nulla di mio tranne un "grazie" pensato ed una lacrima che il vento ha asciugato in fretta.

5 commenti:

  1. avevo dimenticato come fosse piacevole leggerti, il tempo infondo , passa .

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  2. Bellissimo scritto, sembra una visita ad un cimitero...nomini Parigi e titoli con Julio, quindi credo si tratti del Père Lachaise...Vorrei andare un giorno a vedere...vedere tombe che li solo si trovano, vorrei lasciare un saluto ad Oscar e a Marcel di cui tanto amo gli scritti.
    Chissà forse un giorno...tornerò...

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  3. Grazie.
    No, non è il cimitero del Père Lachaise, ma invece quello di Montparnasse dove appunto Cortàzar e Baudelaire sono sepolti.
    Al Père Lachaise ci sono stato comunque in quello stesso giorno e ho visto, tra le altre cose, la lastra nera che copre Marcel.

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  4. Grazie, credevo erroneamente che tutti fossero sepolti al Père Lachaise...mi mancano parecchie cose da vedere a Parigi.

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