giovedì 19 luglio 2012
Galileo e Saturno
Povero Galileo. In vita ebbe dalla Natura o se preferite da Dio, il dono del genio.
Ma il genio gli costò caro, purtroppo. Inutile qui rimestare vecchie storie di processi e incartamenti nonchè di ammonizioni/costrizioni lanciate da signori che indossavano lunghe sottane. Inutile davvero. Povero Galileo. In vita ebbe il dono del genio ma non quello di un cannocchiale abbastanza potente. Probabilmente impazzì per la curiosità e il disappunto non riuscendo a capire cosa fossero quelle due strane protuberanze ai lati di Saturno che lo strumento ottico gli mostrava.
Forse non gli bastarono i quattro satelliti di Giove che lui aveva scoperto danzanti intorno a quel gigante. Forse non gli bastarono le fasi di Venere o le macchie solari. Povero Galileo, non riuscendo a distinguere gli anelli di Saturno probabilmente sprofondò nella malinconia e chiamò " tricorporeo" quel pianeta strampalato.
Poi, un bel giorno, quando lui posò il proprio occhio ansioso sull'oculare, le due protuberanze sparirono. Era il colmo. La beffa suprema giocata da quel maligno corpo celeste. Noi oggi sappiamo che gli anelli si erano disposti di taglio rispetto a chi li osservava dalla Terra ma pensate un po' al povero Galileo: osservare un pianeta accompagnato da protuberanze che ogni tanto capricciosamente spariscono. C'era da impazzire o da intristirsi a vita.
Chissà se sul proprio letto di morte avrà veramente pensato alla Terra che gira intorno al Sole e ai dispiaceri dell'Inquisizione, chissà.
Io credo invece che abbia pensato a Saturno e si sia detto " lascio questo mondo senza sapere come è fatto quel fottuto pianeta".
Ma così vanno le cose a questo mondo e giustamente Friedrich Durrenmatt ha scritto che non c'è niente di più triste di un genio che inciampa in qualcosa di idiota.
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